mercoledì 1 novembre 2017

Insyriated ( Philippe Van Leeuw , 2017 )




In Syria (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Una giornata come tante di una delle molte famiglie che subiscono gli effetti di una delle guerre più assurde che si siano mai svolte nella storia dell’Umanità: all’interno di un’appartamento di una città siriana una famiglia vive il suo dramma della sopravvivenza; la porta sprangata dall’interno è l’ immagine che quasi ossessivamente viene rimandata sullo schermo, come a delimitare il mondo esterno e i suoi orrori.
Insieme alla famiglia di chiara estrazione borghese c’è anche una giovane coppia con neonato che viveva al piano di sopra prima che la loro casa fosse semidistrutta; i due progettano la fuga in Libano e quando l’uomo esce di casa per mettere a punto gli ultimi dettagli un cecchino gli spara alle spalle; solo la domestica di casa vede la scena ed informa subito l’austera e pragmatica padrona di casa: recuperare il corpo è impossibile, per il momento meglio tacere, tenere nascosto alla giovane moglie quanto accaduto.


Su questo “non detto” si sviluppa buona parte del film che per il resto ci rende più che le immagini i suoni della guerra: colpi di mitra, esplosioni lontane e vicine, l’energia elettrica che va e viene, l’acqua che scarseggia.
Il regista belga Philippe Van Leeuw, alla sua opera seconda, presentata a Berlino nella sezione Panorama e riproposta nei festival di mezzo mondo, con grande efficacia muove la macchina da presa negli angusti spazi dell’appartamento trasformando il racconto in un dramma da camera dai forti connotati: la tensione cresce, i volti trasmettono l'angoscia per ogni minima esplosione che si sente in lontananza, lo spazio angusto della casa trasmette efficacemente la claustrofobia coatta, i personaggi braccati e inseguiti con la macchina da presa.
Nella sua parte centrale la comparsa di due loschi individui che si muovono come autentici banditi di fronte ai quali la giovane madre si comporta attingendo al puro spirito di sopravvivenza, cerca di far virare il film immettendo una bella dose di tensione, operazione che francamente appare persino superflua e che impedisce al film di assurgere a livelli eccellenti, meglio sarebbe stato insistere sul “ non detto” e sulle sottili dinamiche che si creano nei gruppi che si trovano a spartire di necessità spazi angusti, sull'angoscia trasmessa dagli sguardi, sulle tensioni interpersonali.
Insyriated comunque è un buon film che ha il pregio di raccontare la guerra e la deriva psicologica della popolazione in maniera anti convenzionale facendo ricorso solo ai suoni e al terrore che monta nei personaggi di tutte le età, che nonostante tutto cercano di vivere una esistenza dignitosa.

Lo sguardo nel vuoto del vecchio patriarca della famiglia che chiude il film è il commento silenzioso di chi pensa che ormai là fuori non c’è più nulla che valga la pena di essere vissuto; il mondo esterno è avviato a folle corsa nel precipizio, meglio difendere con i denti il proprio piccolo spazio vitale famigliare.

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