Giudizio: 6/10
Ispirato ad un fatto di cronaca realmente avvenuto in Georgia nel 1983 , all’epoca ancora sotto il dominio sovietico, Hostages del regista Rezo Gigineishvili è lavoro che oscilla in maniera continua tra il racconto di cronaca e lo studio sociiologico e politico di una epoca che presentava i primi fermenti che avrebbero portato qualche anno dopo al dissolvimento dell’Unione Sovietica.
I protagonisti dei fatti narrati sono alcuni giovani appartenenti a famiglie dell’elite georgiana: medici, attori artisti, insomma quello che avrebbe dovuto essere il futuro della repubblica ex sovietica. Comprano sigarette americane di contrabbando, si procurano al mercato nero dischi dei Beatles, sognano una vita lontano dall’opprimente società sovietica nel tanto agognato Occidente nonostante i richiami austeri dei genitori. “Non capisco cosa vi manca” è la frase che più spesso sentiamo proferire nel film: ai giovani manca la libertà e la possibilità di determinare le sorti della propria vita.
Per tale motivo subito il matrimonio dell’attore del gruppo, simulando un viaggio di nozze allargato e goliardico ,pianificano una fuga in Turchia e quindi in Occidente; per fare ciò decidono di dirottare un aereo della compagnia di bandiera sovietica.
Il fallimento del piano si trasformerà in un episodio sanguinoso che causerà diverse vittime , anche tra i passeggeri dell’aereo, e metterà fine alle speranze dei giovani; "avevate tutto, perchè commettere un atto simile" , " mi dispiace che non ce la avete fatta, perchè dopo due messi sareste tornati in patria con la coda tra le gambe" sono le frasi che ricorrono nel rapido processo che metterà a morte alcuni dei protagonisti del dirottamento; la condanna della società georgiana è piena, anche perchè quei giovani costituivano il futuro dell'intellighenzia del paese; per le famiglie oltre al dramma , reso ancora più acuto dall'impossibilità di poter recuperare i corpi dei condannati sepolti in fretta in una località imprecisata, anche il fallimento personale per non aver mantenuto i figli nella bambagia dello status sociale e del modello comunista.
Il fallimento del piano si trasformerà in un episodio sanguinoso che causerà diverse vittime , anche tra i passeggeri dell’aereo, e metterà fine alle speranze dei giovani; "avevate tutto, perchè commettere un atto simile" , " mi dispiace che non ce la avete fatta, perchè dopo due messi sareste tornati in patria con la coda tra le gambe" sono le frasi che ricorrono nel rapido processo che metterà a morte alcuni dei protagonisti del dirottamento; la condanna della società georgiana è piena, anche perchè quei giovani costituivano il futuro dell'intellighenzia del paese; per le famiglie oltre al dramma , reso ancora più acuto dall'impossibilità di poter recuperare i corpi dei condannati sepolti in fretta in una località imprecisata, anche il fallimento personale per non aver mantenuto i figli nella bambagia dello status sociale e del modello comunista.
Proprio nella indecisione su come trattare il fatto, oscillando tra ricostruzione storica e indagine socio-politica sta il lato oscuro del film: i personaggi sono tratteggiati sommariamente, quel tanto che basta a giustificarne le azioni, i rapporti con i genitori sembrano esser quelli di qualsiasi giovane un po’ troppo esuberante, il giudizio del regista sembra rimanere a metà strada, né eroi della libertà, né pazzi sconsiderati, e il tratteggio storico sembra affidarsi troppo spesso ai soliti arcigni agenti del KGB in impermeabile di pelle nera; se a ciò aggiungiamo alcuni passaggi della sceneggiatura che mostrano vistosi buchi, soprattutto nella lunga scena all'interno dell'aereo, il risultato è un lavoro che avrebbe potuto di certo dare di più oltre a quel sapore antico di film ambientati oltre cortina.
Nonostante ciò il lavoro di Reze Gigineishvili ha qualche pregio, soprattutto quello di squarciare un velo su una pagina storica ancora ben poco chiara di una delle repubbliche ex-sovietiche più riottose a sottomettersi al potere comunista e di raccontare il fatto senza schierarsi apertamente , rimanendo in una posizione neutrale, come si dovrebbe convenire ad un film di cronaca.
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