Giudizio: 8/10
Il corpo cui si riferisce il titolo, autentico protagonista almeno della prima metà del film, è quello di Mayka, affascinante, se pur non più giovanissima, e importante imprenditrice del settore chimico farmaceutico che di ritorno da un viaggio di affari in America muore improvvisamente in casa sua di infarto.
Dopo poche ore essere stato trasportato nel centro di medicina forense per essere sottoposto ad autopsia, il cadavere sparisce: il fatto viene scoperto perchè il guardiano dell'obitorio in fuga in preda al terrore viene investito da un auto sulla strada attigua al bosco in cui si trova l'edificio.
A condurre le indagini è incaricato Jaime, ispettore di polizia di provata esperienza seppur dalla personalità alquanto disturbata in seguito al trauma della moglie morte in un incidente stradale avvenuto dieci anni prima mentre i due con la figlioletta di 7 anni tornavano a casa di notte.
All'obitorio, che diventerà il proscenio di quasi tutto il racconto, viene convocato Alex ,il giovane marito della vittima il quale sin da subito attrae i sospetti della polizia, anche grazie al suo comportamento tutt'altro che coerente.
Dietro la morte della donna , lentamente ma inesorabilmente , prendono forme una serie di situazioni che fanno di Alex il principale sospettato.
Ma quando piccoli episodi, trappole sparse qui e lì e messaggi oscuri sembrano ventilare l'ipotesi che Mayka in effetti possa essere ancora viva, Alex si rende conto che l'unica sua possibilità di salvezza è quella di dimostrare che la donna è ancora viva e che anzi è lei ad avere orchestrato la messinscena.
Costruendo un racconto intriso di tensione crescente, utilizzando non solo gli spazi claustrofobici e tutt'altro che rassicuranti dell'obitorio, ma anche un pregevole gioco di luci fioche e tremule e ombre e di suoni, Oriol Paulo, alla sua opera prima, costruisce un thriller dal sapore antico ad impronta hitchcockiana, nel quale i tasselli sparsi (occhio ad ogni minimo particolare, anche il più insignificante) sembrano schegge impazzite che solo nel finale, grazie anche al classico colpo di scena, finiranno magicamente al loro posto.
Per costruire una storia intricata e , almeno fino al sorprendente finale apparentemente cervellotica, Paulo si affida ad un gioco di prospettive che partono dal più classico degli assiomi narrativi di ogni thriller che si rispetti: nulla è realmente quello che sembra, ed il gioco incrociato dei vari punti di osservazione alimenta questo meccanismo sul quale The Body costruisce la sua struttura stratificata.
I ruoli di vittime e carnefici tende al continuo ribaltamento grazie ai numerosi snodi che sono celati nel corso delle due ore scarse di pellicola, spostando sempre , in continuazione l'obiettivo un passo più avanti.
Grazie ad un sapiente gioco di flashback incastonati nel racconto, spesso quasi senza soluzione di continuità, il regista ci lascia scoprire gli eventi che si sono susseguiti nel passato remoto e prossimo e che costituiscono il tessuto connettivo della storia, ma soprattutto riesce nella non facile operazione di mantenere la tensione a livelli alti con ritmi incalzanti, basandosi dapprima quasi su toni da ghost story e da horror per poi rivolgersi in maniera netta verso quelli del thriller più tipico.
Indubbiamente The Body è lavoro di quelli che danno vigore al genere di cui Hitchcock fu indiscusso maestro e di cui oggi si stenta a trovare qualche ardito seguace e Oriol Paulo dimostra di saper maneggiare e plasmare bene la materia narrativa, sorprendendo per la sua capacità di saper far quadrare il cerchio in modo credibile.
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