Giudizio: 5.5/10
Evviva , evviva! Anche il cinema italiano ha il suo supereroe, come gli americani hanno Batman e Spiderman, i musi gialli giapponese hanno tutti gli eroi di cartone di acciaio dei manga, i musi gialli cinesi hanno i loro spadaccini volanti, i personaggi mitologici mezzi uomini e mazzi scimmia, noi italiani abbiamo il nostro, alias Enzo Ceccotti.
Le grida di giubilo di un pubblico folgorato dall’evento,riempiono in questi giorni tutti gli spazi dell’Auditorium Parco della Musica , sede della Festa del Cinema di Roma, che quando Renzo Piano ideò e portò a termine fra mille peripezie non immaginava certo che potesse essere la culla del primo supereroe italico.
Il tripudio che accompagna Lo Chiamavano Jeeg Robot e che lo candida alla quasi vittoria sicura si basa però su presupposti molto poco convincenti: anzitutto non si vede dove sia l’originalità del progetto, considerato che altrove film su supereroi mutuati dai fumetti e non si producono da decenni; poi la storia che sostiene la pellicola soffre per tutta la durata del film di una grave imperfezione: Lo Chiamavano Jeeg Robot è infatti una entità che si alimenta di un miscuglio di generi e sottogeneri incapaci di dare una impronta netta ed originale al film.
La storia vede appunto il nostro eroe Ceccotti, delinquente da quattro soldi, sociopatico, coatto di periferia romana ben stereotipato che mangia solo yogurt e si nutre di film porno, acquisire poteri invincibili dopo un ben poco igienico bagno nel biondo Tevere; ben presto l’uomo si accorge dei suoi poteri e l’intervento della prima freak del film , Alessia, una ragazza disturbata che vede il mondo tutto in funzione di Jeeg Robot e dei personaggi del cartoon, figlia di un suo amico ( anche se Ceccotti ci tiene a ripeterlo mille volte che lui non ha amici) col quale svolge qualche lavoretto.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.