giovedì 15 ottobre 2015

The Assassin / 刺客聶隱娘 ( Hou Hsiao Hsien / 侯孝賢 , 2015 )




The Assassin (2015) on IMDb
Giudizio: 9.5/10

Otto anni trascorsi dall’ultimo film diretto, un progetto che datava ormai più di vent’anni, una genesi produttiva tribolata al limite del misterioso, ma quando sembrava quasi impossibile che potesse  vedere la luce ecco che a Cannes Hou Hsiao Hsien svela il suo ultimo , attesissimo lavoro: un confronto personale, stilistico e narrativo con il genere più intimamente cinese e classico non solo del cinema ma di tutta la letteratura e la cultura di quella civiltà; The Assassin è lo sguardo personale del Maestro taiwanese sul wuxiapian, impregnato del suo lirismo e del suo umanesimo, una lettura coraggiosa e rivoluzionaria di un genere che va di diritto a collocarsi a fianco dei grandi capolavori che del wuxia hanno fatto la storia; la mente va subito a A Touch of Zen di King Hu e ad Ashes of Time di Wong Kar-Wai, opere che hanno segnato indelebilmente il cinema contemporaneo e che hanno saputo rappresentare l’essenza del wuxia.


The Assassin va a collocarsi sullo stesso livello di queste opere, sebbene la poetica di Hou lo posiziona quasi agli antipodi e al contempo punto d’arrivo di una visione molto poco epica e fortemente umana.
La storia, sebbene ben articolata e ricca di sfaccettature storiche e coerenti con il genere, appare però qualcosa di secondario, uno sfondo narrativo davanti al quale Hou pone il suo capolavoro come fosse un unico lunghissimo dipinto in perenne scorrimento.
Le gesta raccontate sono quelle di Yinniang una giovane addestrata magistralmente alle arti marziali, assassina professionista e per vocazione , sterminatrice dei nemici dell’Impero Tang in crisi di unità sotto le spinte centrifughe delle province; la premessa narrativa si basa sulle tipiche congiure di corte, su matrimoni di convenienza, su legami parentali che hanno portato la giovane Yinniang lontano da casa , sotto le cure di una monaca taoista maestra di arte marziali e che hanno reciso il patto d’amore della ragazza col cugino Jian che avrebbe dovuto portarli nozze per rinsaldare legami famigliari di potere.
Ma Yinniang non è una assassina fredda ed implacabile, nonostante il duro addestramento, in lei alberga ancora il sentimento della pietas, la forza propulsiva di chi sceglie la vita di fronte alla morte, motivo per cui viene inviata, come prova definitiva della sua affidabilità, ad uccidere il cugino divenuto governatore di una delle province ribelli.
Yinniang rivive il passato, ricorda l’amore per il cugino, ritrova la sua famiglia  e si trova nel gorgo delle congiure e delle trame oscure , si para faccia a faccia col suo passato incontrando il cugino, spia nascosta l’uomo , la sua famiglia e la sua concubina, lasciando sempre una traccia di sé.
Il passato che ritorna, il presente che è segnato nel suo ruolo di killer spietata, una famiglia in cui alberga il rimorso per avere lasciato partire la giovane Yinniang e sottrarla quindi dalle beghe di corte, il dibattersi della coscienza tra l’obbedienza cieca che richiede il suo ruolo e le pulsioni umane colorate di compassione che la turbano: il ritratto di Yinniang è la visione umanista del wuxia e solo un regista come Hou Hsiao Hsien poteva concepirla.
Ma non inganni la relativa complessità della trama: come detto più The Assassin procede nel racconto, più la trama passa in secondo piano di fronte al sopravanzare della visione filosofica del regista taiwanese, al suo stile straordinario di racconto, al processo di manipolazione del genere wuxia: i combattimenti, che nella visione classica del genere, sono il momento centrale dell’azione, sono rarissimi, sincopati, brevissimi, quasi incoerenti, i salti ,le capriole i funambolismi praticamente assenti, tutto si concentra su quel fluire di immagini, sempre in campo lungo, spesso con l’effetto flou mediato da un drappo, immerse in una natura silenziosa e vasta; The Assassin diventa col suo fluire una costruzione pittorica in eterno movimento, seppur lento, dalla quale emerge l’essenza del conflitto tra animo umano e legge, tra pietas e morale che sfocerà nelle scelte di Yinniang.
Per la sua asceticità sentiamo spesso il vento che soffia dall’opera di King Hu, colui che stabilì l’etica cinematografica del wuxia, nel pianto di Yanning , nei suoi gesti colmi di dolore, nel suo vagare tra i boschi rivediamo lo straziante e profondo sentimento dei personaggi di Wang Kar-Wai in Ashes of Time, colui che riscrisse l’etica del wuxia; Hou Hsiao Hsien  fonde l’etica, la morale e l’umanesimo costruendo un film rivoluzionario dopo il quale il wuxia non sarà più lo stesso.
La regia del Maestro taiwanese è semplicemente sublime: ambienti che avvolgono nel loro calore asettico, movimenti sempre misurati,piani lunghi che mostrano più scene in movimento, la bellissima scelta di offuscare l’obiettivo con drappi e tendaggi che regalano un colore intenso, persino il sottofondo sonoro, cinguettii e tamburi che siano, diventa un corpo unico con il dipinto in movimento del film; la fotografia di Mark Lee è altrettanto sublime, quasi ossessiva nella cura del particolare e della cromaticità dell’immagine.
The Assassin è lavoro che non può passare senza lasciare il segno e la sensazione di avere assistito ad un film che entrerà nella storia del Cinema è tangibilissima sin dalla comparsa dei titoli di coda; lavoro che conferma la grandezza di Hou, di certo tra i più grandi registi viventi, capace alla sua età di affrontare una sfida di tale portata e di vincerla a mani basse.

Shu Qi è deliziosa nel suo ruolo, capace di infondere quella mestizia che deriva dai turbamenti dell’animo di Yinniang; Chang Chen nel ruolo di Jian regala una prova solida che conferma il suo immenso talento; una coppia che Hou Hsiao Hsien aveva già utilizzato nei suoi lavori precedenti e che dimostra l’assoluta fedeltà al credo cinematografico del Maestro.

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