domenica 24 maggio 2020

Ramen Shop ( Eric Khoo , 2018 )




Ramen Shop (2018) on IMDb
Giudizio: 7/10

Fra i tanti modi di intendere il cibo , il regista singaporiano Eric Khoo, la voce cinematografica probabilmente più importante e stimata anche  in occidente del piccolo paese-città dell'estremo oriente, sceglie la sua capacità di contenere la memoria storica; cibo quindi non solo come sostentamento, passatempo , passione o piacere, bensì qualcosa attraverso cui si può ripercorrere la propria storia personale e le pietre miliare della memoria.
Ramen Shop è un delicato racconto dai toni pacati e dai colori tenui che vede protagonista il giovane Masato, figlio di un cuoco giapponese con cui gestisce un ristorante di ramen e di madre di Singapore, prematuramente scomparsa ormai da un decennio. Il ragazzo si impegna con passione nel suo lavoro di cuoco seguendo le gesta del padre e sperimentando nuovi piatti; ma quando il padre, che ci appare subito come una persona che ha ormai abbandonato ogni entusiasmo nella vita, muore improvvisamente, Masato decide di chiudere il negozio, dove lavorava anche il fratello del padre ,  e stimolato dalla scoperta di alcuni ricordi e di vecchie fotografie appartenuti al defunto, decide di partire per Singapore alla ricerca della sue radici materne.


Guidato da Miki, una food blogger cui si rivolgeva per procurarsi le spezie e gli ingredienti, Masato inizia così un viaggio della memoria e della sua storia personale guidato solamente da poche fotografie che lo riprendono allorquando bambino viveva a Singapore con la madre e il padre, incontra il fratello della madre che non vedeva da quando era ragazzino e un po' alla volta viene a conoscenza del dramma vissuto dalla madre , ferocemente criticata e di fatto ripudiata dalla nonna per la sua decisione di sposare un giapponese , dopo che il nonno fu ucciso proprio dagli invasori nipponici durante la guerra; ogni tentativo di Masato di avvicinarsi alla nonna e di capire il perchè di quell'atteggiamento ostile verso la madre cade nel vuoto, anche se poi , grazie al potere taumaturgico del cibo e alla sua grande potenza di unione e di serenità che infonde, la ferita viene sanata nel nome della memoria della madre.
Sebbene il film soprattutto nella seconda parte si affidi a toni fortemente drammatici, sia per la storia personale del protagonista , sia per il ricordo della dominazione giapponese e le efferatezze che ne conseguirono di fronte alle quali il giovane Masato rimane turbato e commoso, Ramen Shop è film che non cede mai ad atmosfere pesanti, scegliendo viceversa Eric Khoo una narrazione sempre piuttosto leggera e anche allegra.

Il protagonista del film diventa quindi il cibo , e il consiglio è quello di non accingersi alla visione senza aver almeno riempito un po' lo stomaco, perchè altrimenti il rischio di svenimenti  , di crampi per la fame  o semplicemente di ipersalivazione è più che concreto considerata la carrellata di specialità che ci scorre davanti agli occhi per circa 90 minuti; è attraverso il cibo che Masato  costruisce i suoi ricordi dell'infanzia, che fa rivivere la memoria della madre con  le sue ricette formidabili, è sempre attraverso il cibo che nelle scene si sovrappongono i piani temporali  dell'epoca  in cui la madre ed il padre vivevano a Singapore  e quelli odierni , è attraverso il cibo che Masato vede scorrere davanti a sè la storia della sua famiglia con il suo carico di tragedia per un retaggio storico drammatico da superare.
Poco importa che il film presenti della incongruenza piuttosto grossolane ( Masato ha vissuto 10 anni a Singapore ma non conosce una parola di mandarino, l'età della madre e di Masato stesso, mal si incastrano nella storia famigliare), perchè nel suo complesso Ramen Shop è lavoro interessante e che ci mostra come il cibo possa essere non solo il filo conduttore di una storia che si svolge nell'arco di svariati anni, ma anche un qualcosa che predispone l'animo all'armonia e alla ricerca dell'equilibrio interiore pur senza necessariamente raggiungere la sacralità che possiede ad esempio nella tradizione giapponese.
Saitoh Takumi offre una buona prova nella parte del giapponese che giunge a Singapore alla ricerca della sue origini e del suo passato, Matsuda Seiko che veste i panni di Miki, la blogger amica di Masato, è molto convincente nel suo ruolo di guida per il protagonista anche se colui che colpisce maggiormente per la sua interpretazione è Mark Lee , attore comico prevalentemente televisivo, che interpreta lo zio di Masato con grande efficacia e simpatia, in perfetta armonia con i toni e le atmosfere del film.

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