Giudizio: 7/10
Stephen Chow appartiene a quel gruppo di personaggi che più genuinamente incarna lo spirito del cinema brillante di Hong Kong del quale è stato una delle punte di diamante prima che le logiche industriali portassero ad una crisi del cinema dell'ex colonia britannica e il successivo trasferimento nella Cina mainlander di molti registi attirati dalle enormi potenzialità commerciali della Cina in campo cinematografico.
Anche Chow , a dire il vero ormai da alcuni anni si è affidato all'industria cinese , dapprima con Journey to the West: Conquering the Demons, e poi con The Mermaid , entrambi grandi successi sebbene non proprio classificabili come opere caratteristiche del regista HKese; con The New King of Comedy, che inevitabilmente, e a ragione, richiama il film del 1999 di Chow stesso dal titolo The King of Comedy, vediamo riaffiorare in maniera netta la verve brillante da fuoriclasse della commedia che è propria di Chow.
Il racconto è incentrato su una trentenne, Dreamy, che dopo numerosi anni di comparsate nel mondo del cinema, ancora non si è guadagnata un posto al sole nell'ambiente, costretta ancora a interpretare scene che se va bene la vedono come controfigura solo per pigliare un po' di botte al posto dell'attrice protagonista.
Questa sua scelta è anche fortemente osteggiata dalla famiglia , soprattutto dall'integerrimo padre, che la vorrebbe vedere sistemata , sposata e con una famiglia ( scena memorabile la festa di compleanno del padre con Dreamy che si presenta truccata con una accetta infilata in testa); lei però non ne vuole sapere, continua con costanza a perseverare nella ricerca della grande occasione che farà di lei una attrice e naturalmente continua a raccogliere delusioni su delusioni, anche perchè la sua goffaggine unita all'insistenza con la quale cerca un lavoro nei film risulta abbastanza fastidiosa. Se a ciò aggiungiamo che il fidanzato si dimostra ben presto un personaggio deplorevole, ben si capisce come la vita di Dreamy sia tutt'altro che piena di soddisfazioni.
Qualcosa sembra andare per il verso giusto quando viene scritturata per un film diretto da un regista famoso e interpretato da Make un attore di gran fama che sembra però avviato sul viale del tramonto , incapace di rinverdire i fasti del recente passato: il film è una rilettura in forma di parodia molto, fin troppo verrebbe da dire, libera di Biancaneve, ma anche in questa circostanza la fortuna non sembra essere dalla parte della ragazza.
Inoltre, inconsapevolmente e in maniera assolutamente involontaria, è la causa di un episodio spiacevole per Make , di cui lei e la sua famiglia sono grandissimi ammiratori; ma il mondo del cinema quando incontra quello dei social media riesce a produrre reazioni esplosive inaspettate e quindi quello che doveva segnare la fine per l'attore diventa invece il suo clamoroso rilancio, grazie proprio a quel gesto di Dreamy, verso cui Make dimostrerà subito riconoscenza.
Il finale lasciamolo nascosto, tenendo presente che The New King of Comedy è uno dei pochissimi film degli ultimi anni in cui lo spirito della commedia brillante di Hong Kong affiora e si afferma in maniera decisa, grazie anche alla sapiente regia di Stephen Chow.
Ed è così che dopo svariati anni, Chow ( affiancato come aiuto regista da Herman Yau ) torna a far respirare quell'atmosfera di cinema brillante di tipico stampo HKese che così fondamentale è stato per la storia del cinema della ex colonia britannica.
Ma la cosa più riuscita del film è l'ambientazione che ha voluto costruire il regista: The New King of Comedy è un ode al cinema, quello artigianale, quello fatto dai professionisti silenziosi, dagli attori in cerca di gloria, dai vecchi mestieranti, tutti animati dalla passione per il mondo del cinema, tutte caratteristiche proprie del periodo d'oro del cinema di Hong Kong; ecco perchè l'ultima fatica di Stephen Chow, sebbene pellicola in tutto e per tutto cinese, è intrisa di quello spirito brillante di cui Chow è stato uno dei principali protagonisti e che si va sempre più attenuando, rendendo l'ambiente cinematografico cantonese quasi una entità in via di estinzione.
Un film sul cinema , insomma quello di Stephen Chow, nel quale attraverso le peripezie di Dreamy il regista ci racconta l'importanza di credere in quello che si desidera, di lottare anche se hai tutti contro perchè prima o poi la costanza e la volontà verranno premiate.
A tal proposito Stephen Chow anche nella scelta del cast e della troupe ha voluto portare in primo piano dei personaggi che hanno sulle spalle una gavetta non indifferente e per taluni condita anche di insuccessi: l'attrice protagonista E Jingwen ha raggiunto il successo proprio con questo lavoro dopo aver lavorato per molti anni come comparsa; uno dei brani del film è stato affidato alle Storm Girls un gruppo cinese che partecipò con scarsa fortuna ad un talent televisivo, insomma un film che vuole essere anzitutto una rivincita per quelli che sembravano dei perdenti senza scampo.
La bravura di E Jingwen fa passare anche in secondo piano la prova di Wang Baoqiang, altro attore con una bella gavetta sulle spalle e che ormai si è affermato come uno tra i più versatili nel cinema cinese.
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