Puntuale come ogni anno arriva l'infornata di lavori che vedono la luce in corrispondenza del Capodanno cinese: tra questi non potevano mancare l'appuntamento Raymond Wong (produttore) e Vincent Kok (regista).
Lo sappiamo, i film che escono in questo periodo di festa in Cina sono lavori che con un po' di ardimento potrebbero esser accostati ai nostri squallidi cinepanettoni, con una sola, piccola, ma fondamentale differenza: registi e cast in genere considerano questi lavori come una sorta di tradizione e vi si cimentano nomi che per il resto dell'anno sono le colonne portanti di quella cinematografia; insomma una buona occasione per mettere su pellicole senza grande pretesa che rimpinguano le tasche dell'industria della celluloide.
Hello Babies è , in tal senso, perfettamente in linea con la tradizione: commedia brillante costruita su tematiche popolari e in cui la parte del leone la fanno le prove degli attori; film da famigliola al completo con tanto di popcorn e conforti vari.
La storia del film gira intorno al tema della maternità e della paternità, con tanto di paffutelli bamboccetti che ispirano tenerezza e simpatia.
Tra equivoci e gag varie seguiamo la storia di alcune coppie di giovani alle prese con il problema atavico di dare una discendenza alla famiglia: da un lato Scallop e Cher che a tutto pensano tranne che a figliare fino a quando il facoltoso zio che li foraggia e gli permette di fare la bella vita ad Hong Kong non gli impone l'ultimatum: o un figlio entro un anno o il rubinetto si chiude, dall'altro Alex e San che il figlio ce lo avranno ma che, orrore, è una femmina e quindi il nonno paterno teme per la prosecuzione della genia.
In mezzo una mezza fattucchiera che favorisce le fecondazioni, dispetti incrociati, sotterfugi rocamboleschi, l'Alzheimer che non manca mai, gag e citazioni cinematografiche con sottofondo di umorismo salace con il buon Wong Kar-Wai sempre bersaglio preferito insieme ad Andy Lau.
In alcuni momenti si ride di gusto e se si prende Hello Babies per quello che è, la visione risulta piacevole, anche per la sarcastica contrapposizione tra la tradizione confuciana che vuole il perpetuarsi della genia famigliare e la irrispettosa irresponsabilità dei giovani che pensano prima a divertirsi che a sottostare alla tradizione.
Ovviamente punto cruciale del film è la prova degli attori: grande partecipazione per Sandra Ng, Fiona Sit, Ronald Cheng e Raymod Wong che danno il meglio di sè in un film che per definizione vive sulla luce delle interpretazioni attoriali.
Un’altra grossa differenza con i cinepanettoni e’ che I film per il Lunar New Year possono anche essere sciocchi ma raramente volgari. Grazie per questa segnalazione, vado a fare il popcorn.
RispondiEliminasì certo, la mia era una semplificazione fin troppo stringata. Tra l'altro alcuni di questi film, negli anni passati, non erano affatto disprezzabili; quest'anno ad esempio son curioso di vedere From Vegas to Macau di Wong Jing.
RispondiEliminaRiguardo alla volgarità, anche quando ad HK vengono fatti film a chiara impronta pecoreccia (vedi Vulgaria ad esempio, sebbene non di grande opera si tratti), c'è sempre un pizzico di genialità e di demenzialità che nulla ha a che vedere coi nostri, autentica sfilza di parolacce e di volgarità gratuite.
From Vegas to Macau era nei cinema quando ero a Hong Kong a Febbraio e mi ero ripromessa di andare a vederlo ma poi mi sono fatta prendere da tutto quello che c'e' da fare a Hong Kong... Stesso errore (ma molto piu' grosso!) l'ho fatto l'anno prima quando c'era The Grandmaster. Avevo solo tre giorni da spendere in citta' e l'ho perso. Qui in UK non e' ancora uscito e diffido delle copie che si trovano in giro perche' mi hanno detto che e' stato macellato di tagli. Amo troppo WKW per sopportare il massacro ...
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