Secondo episodio di una annunciata trilogia ispirata ai quattro supereroi al servizio della giustizia e dell'integrità dell'Impero, anche questo diretto dalla medesima coppia Gordon Chan-Janet Chun, The Four 2 soffre però di quella che sembra essere una costante caratteristica dei racconti plurisegmentari cinematografici: troppa è l'impressione tangibile che questo secondo capitolo costituisca solo e soltanto un ponte che tiene insieme il primo, decisamente migliore e l'ultimo, già quasi pronto in cui tutto avrà fine e quindi, si presume, pirotecnico.
La scelta che i registi mettono in campo è quella di privilegiare l'approfondimento dei personaggi attraverso un racconto che affonda le sue origini nel passato e che vede coinvolti ,in varia misura, tutti e quattro i protagonisti più il loro mentore e guida.
Dei recenti omicidi sembrano misteriosamente legarsi a quelli di un passato lontano e la figura del carismatico Zhuge Zhongwen appare come la chiave per giungere alla soluzione del mistero: lui sa bene come stanno le cose , ma non vuole e non può risolvere il tutto con poche parole perchè questo potrebbe minare la solidità dello speciale gruppo di investigatori.
Le forze malvagie premono affinchè la credibilità del leader venga meno e con questa il legame di fratellanza che unisce i quattro, motivo per cui ben presto il racconto si trasforma in un atipico thriller in cui quasi inevitabilmente lo spirito da fantasy prende il sopravvento per sostenere, con parecchia difficoltà per la verità, l'intricarsi della vicenda.
Tutto ciò fa sì che l'aspetto più squisitamente wuxia venga progressivamente meno così come le scene d'azione che tanto nel primo capitolo piacquero, appaiono prive di originalità e piuttosto ordinarie, quando non dozzinali ed il racconto approda ad un finale che lascia , naturalmente, ampio spazio al terzo segmento della storia.
Qua e là, sparsi nel contesto della pellicola spuntano momenti però degni di nota: lo spirito dell'uomo incarcerato nel tronco d'albero, tormentato dall'amore, come spesso si vede nei wuxia classici, la diabolica e sensualissima mutaforma che semina zizzania e morte, l'ambiente, fin troppo fantasy ma comunque molto affascinante, in cui si svolgono alcune scene nelle viscere della terra, la letale arma che è un po' la chiave di volta del racconto e, dulcis in fundo, Emotionless, la giovane eroina in sedia a rotelle che grazie ad una protesi da fare invidia a qualsiasi officina ortopedica abbandona le stampelle per combattere e si affida ai più canonici calci.
Film nel complesso decisamente inferiore, come detto, alla prima parte, ma che qualche buono sprazzo lo regala, in attesa di assistere all'epilogo che si spera sia più simile al primo che a questo.
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