sabato 22 marzo 2014

Her [ aka Lei ]( Spike Jonze , 2013 )

Giudizio: 7.5/10

Pianeta terra, tra qualche anno neppure troppo distante: la deriva autistica dell'uomo è inarrestabile, neppure il tempo e la voglia di scrivere due parole al proprio genitore o alla propria moglie, c'è qualcuno che lo fa per te.
Theodore è uno di questi scrittori su procura, bravo nel suo lavoro, solitario, quasi estraniato dal mondo che lo circonda; ha scelto una vita quasi anocoretica seppur con il conforto di tutti gli agi che la tecnologia porta con sè: computer legati con un cordone ombelicale che svolgono tutte le normali attività, compreso quella di scandagliare nelle chat per solitari dove rimediare un fugace rapporto pseudosessuale virtuale.
Theodore aveva una moglie, ma il confronto perenne lo ha portato a richiudersi ancora di più nella sua apparente sicurezza del mondo interiore, anche se il ricordo della donne è sempre vivo, come una occasione perduta irrimediabilmente.
All'improvviso nella vita quotidiana piomba il nuovo sistema operativo delle meraviglie: un computer che sembra avere una anima, una capacità cognitiva e di relazione che ne fa un surrogato di un essere umano: Samantha è il nome che il sistema operativo ha scelto per sè nel momento in cui Theodore decide di volersi avvalere di una voce femminile.

Ma quel computer non è solo una voce fredda e metallica , nasconde dietro a sè un essere in via di evoluzione, capace di provare emozioni e donarle: è così che l'uomo diventa legato e dipendente da esso, quasi come un innamorato alle prime armi che getta tutto se stesso nella relazione amorosa.
Ma come un essere in via di vertiginoso sviluppo, il computer è iperfagico: vuole vivere, provare emozioni, conoscere un mondo che possiede la materia di cui lui è privo, relazionarsi con l'universo intero arricchire le sue esperienze, anche emozionali.
E' la fine dell'uomo inteso come essere superiore in grado di governare il mondo? E' l'approdo ad un mondo di monadi che ben presto l'intelligenza artificale, una volta imparato a provare emozioni, sottometterà in maniera definitiva?
Her di Spike Jonze è lavoro che per molti aspetti affascina e colpisce: è la pessimistica presa di coscienza che la solitudine nella quale l'essere umano vive lo porta a stravolgere quelle che sono le normali e ataviche dinamiche interpersonali e relazionali; vivere in guscio circondato dal freddo bagliore di schermi che rimandano immagini e macchine che gestiscono la vita regala una sicurezza e una apatica tranquillità che il mondo come lo abbiamo inteso finora non è in grado di fare.
Theodore soffre ancora per il distacco dalla moglie, ma trova nel rapporto con la voce di Samantha, etera e impalpabile, il suo benessere, la celata consapevolezza che la macchina è sua e che può gestirla senza problemi come vuole lui.
Ma la macchina cerca il contatto fisico con l'uomo, usa dei sostituti come ologrammi, si svincola dall'essere posseduta da uno solo, diventa l'esaltazione della promiscuità e della poligamia perchè la voracità emozionale porta all'assimilazione con il mondo materiale, punto di approdo di un essere perfetto ma nato freddo come una lavagna vuota.
Al di là di certa prolissità , il film di Jonze è bello, lascia il segno, soprattutto dal punto di vista puramente emozionale, sebbene la regia crei un ambiente sì proiettato nel futuro ma senza dispendio di tecnicismi da fantascienza e se le canzonette che Samantha scrive sono piuttosto banali, la colonna sonora degli Arcade Fire è potente e dosata alla perfezione.
Consiglio finale per tutti: il film va visto in originale , la voce di Scarlett Johannson è importante quanto l'interpretazione di Joaquin Phoenix e il lavoro di doppiaggio è sconcertante e deturpante per il film al punto di inficiarne il giudizio .
L'essere umano come coacervo di emozioni trova in Her una nuova linea di evoluzione: il romanticismo insito nella storia nasconde però quanto si diceva all'inizio, il rischio che macchine sempre più simili all'uomo annientino la nostra capacità di influire sul destino e sulla nostra vita, trasformandoci , a lora volta, in macchine dipendenti e  prive di ogni capacità relazionale.

2 commenti:

  1. Bella recensione per un film che (nonostante l'abbia visto in lingua originale) non mi ha convinto. Per niente. Mi sono piaciute soltanto le immagini della folla che gira inebetita attaccata al proprio cellulare: una visione niente affatto futuristica.

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  2. Me lo sono perso, e considerato che amo Spike Jonze è molto grave! Però ho visto in settimana Grand Budapest Hotel (ne ho parlato sul mio blog), l'ultimo bellissimo lavoro di Wes Anderson, che consiglio caldamente. Un saluto!

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