Giudizio: 6.5/10
Dopo la non brillantissima esperienza con Extraordinary Mission, si ricompone una delle coppie più collaudate del cinema di Hong Kong; una accoppiata, quella di Alan Mak (regista) e Felix Chong ( solo produttore questa volta), che ha dato volta a lavori che sono ormai universalmente riconosciuti come capisaldi del cinema di genere poliziesco dell'ex colonia britannica, basti citare solo la Trilogia di Infernal Affair.
Integrity è un altro di quei lavori che , come avviene di frequente nel cinema di Hong Kong, cerca di rincorrere quei modelli che hanno fatto la fortuna del genere, quali appunto i tre capitoli di Infernal Affair.
Siamo però di fronte più ad una rivisitazione in chiave quasi post moderna, dove è l'ambito finanziario e la ipertecnologia a dettare i canoni narrativi del film.
La storia infatti prevede sì la consueta presenza dell'undercover , ma tutto il racconto ruota intorno ad una gigantesca truffa finanziaria da parte di una compagnia di tabacco , messa in piedi con il fiancheggiamento attivo di autorità politiche e finanziarie pronte ad avvelenare il mercato azionario.
King è uno degli investigatori più bravi e stimati della Agenzia governativa che combatte la corruzione, è riuscito nell'impresa di poter portare sul banco dei testimoni uno degli operatori finanziari che erano il fulcro della truffa , ma il giorno della udienza questi eludendo i controlli scappa in Australia , inoltre anche altri imputati non si presentano al processo.
King e il suo team avranno solo una settimana di tempo per riportare Hui, il testimone, ad Hong Kong, anche se sulle sue tracce in Australia viene mandata Suet, moglie divorziata di King; quest'ultimo, intuiamo subito ha una lunga conoscenza di Hui e nel finale tutto verrà spiegato.
Quando sarà chiaro che Hui altro non è che un agente sotto copertura che deve far saltare il banco per portare allo scoperto i veri manovratori, il film acquisisce man mano un certo ritmo e si affacciano le tematiche tipiche del poliziesco di genere HKese.
Quello che differenzia in maniera netta Integrity, ma anche larga parte dei film più recenti di genere, rispetto ai classici di qualche anno fa, è certamente una minore dose di azione, meno pistole, meno botte, meno frenesia , in favore di atmosfere che fanno leva molto più sui chiaroscuri che contraddistinguono i personaggi: giocare sul ruolo e sul passato oppure sui misteri tenuti nascosti fa sì che i personaggi possiedano una capacità di deflagrazione altissima proprio perchè visti sempre in una prospettiva multisfaccettata.
Integrity non viene meno a questa tendenza, sfruttando a pieno le tematiche finanziarie che sembrano esser quelle dove maggiormente si annidano i punti oscuri della società moderna; su queste atmosfere Alan Mak costruisce bene il suo lavoro, nonostante è sempre più tangibile l'impressione di stare ad assistere a qualcosa di già visto forse anche troppe volte; manca insomma il colpo di genio, la capacità di sovvertire dei canoni quasi standardizzati.
Nel complesso comunque Integrity è lavoro accettabile, con un certo stile e che fa molto affidamento su un cast di alto livello nel quale spicca un terzetto di sicuro affidamento: Sean Lau nella parte di King, Nick Cheung in quella di Hui e Karena Lam , l'agente Suet, danno spessore e credibilità ai loro personaggi.
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