venerdì 31 maggio 2019

Rojo ( Benjamin Naishtat , 2018 )




Rojo (2018) on IMDb
Giudizio: 8/10

Trionfatrice assoluta al Festival di San Sebastian ( Premio della Giuria per la fotografia di Pedro Sotero, Silver Seashell per la migliore regia e per la migliore interpretazione maschile) , l'opera seconda del giovane regista argentino Benjamin Naishtat è risultata una delle pellicole più interessanti del finire del 2018.
Basandosi su un impianto narrativo tipicamente da thriller-noir , Rojo però è un lavoro che nasconde al suo interno ben altre tematiche e suggestioni come si può facilmente immaginare pensando alle origini del giovane regista.
Siamo nel 1975 in Argentina, un paese che sta già vivendo da qualche tempo i sommessi tumulti che lo porteranno al periodo probabilmente più buio della sua storia con la dittatura militare a partire dal 1976; il film si apre con due scene, la prima apparentemente incomprensibile , ma vedremo in seguito che un senso ce l'ha, in cui si osservano persone che entrano ed escono da una casa portando via oggetti, cui segue una scena in un ristorante , tipico ambiente medio borghese con persone che passano il tempo intorno al tavolo, tra cui Claudio uno stimato e ben voluto avvocato di una città di provincia; all'improvviso irrompe nel locale uno sconosciuto che con fare provocatorio se la prende con Claudio fino ad un violento alterco che avrà un seguito anche all'esterno.


Per Claudio sarà l'inizio di un incubo che metterà a repentaglio la sua pace famigliare e la sua professione a maggior ragione quando un ispettore giungerà in città per mettersi sulle tracce dello sconosciuto.
Se Rojo possiede indubbiamente alcune caratteristiche tipiche del thriller d'epoca, con tanto di richiami cinematografici vintage e grazie a questa struttura è capace di porre da subito lo spettatore su un livello di attenzione e di tensione non trascurabile, nello stesso tempo, lentamente ma inesorabilmente , lascia insinuare nel racconto una serie di di tematiche sociali e politiche anche grazie a svariate metafore.
L'Argentina alla vigilia del golpe descritta da Naishtat, la cui famiglia subì all'epoca pesanti persecuzioni, è un paese nel quale il germe del male sembra aver colpito ogni anfratto, dipingendo una società inerme, connivente, passiva di fronte all'emergere dell'intolleranza e delle spinte autoritarie giustificate da un ben poco convincente "stiamo combattendo il male maggiore, una terra senza Dio".

Secondo Naishtat , attraverso il racconto di un dramma personale che si nutre di quel conformismo medio borghese e di quella ignavia, il popolo argentino sembra la vittima designata a consegnarsi ad  un' epoca di terrore che si è quasi autoimposta per la propria cecità; il dramma dei desaparecidos che distinse in maniera infame la dittatura argentina, sembra esser già nell'intimità della società e il regista la cita in almeno 4 circostante con momenti allegorici molto efficaci: corpi che scompaiono o che non si vedono anche quando sappiamo benissimo che sono lì, illusionisti che fanno sparire corpi, tracce di sangue sparse qui e lì nel contesto di una fotografia dominata invece dai colori desaturati a ricreare una epoca lontana, il Rojo del titolo.
Il regista , come ha confermato anche ripetutamente in alcune interviste, è ben lungi dall'essere convinto che il suo paese abbia in qualche modo iniziato a fare i conti con quel passato, preferendo scegliere l'oblio all'analisi storica e sociale , che comporterebbe una inevitabile assunzione di responsabilità, ed il finale per molto aspetti amaro è una conferma di questa convinzione.
Detto della fotografia che riesce a farci immergere con grande accuratezza in una epoca lontana ormai più di 40 anni grazie all' uso di colori molto tenui e sbiaditi, Rojo ci mostra un regista che a dispetto della giovane età è capace di servirsi di una direzione solida , che prende a suo  modello il cinema di Pablo Larrain e la sua forte carica civile non  disgiunta però da una forte impronta cinematografica autoriale.
Dario Grandinetti è bravissimo nel ruolo di Claudio, il protagonista di un dramma personale che anticipa la tragedia di un paese intero; all'insegna del grande carisma che emana la prova di Alberto Castro ( altro rimando al cinema di Larrain) nella parte del detective, che da vita ad un confronto finale con il protagonista di forte impatto.


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