domenica 27 ottobre 2024

Megalopolis ( Francis Ford Coppola , 2024 )

 




Megalopolis (2024) on IMDb
Giudizio : 8/10

Megalopolis è il viaggio visionario di un regista entrato ormai nel mito del Cinema che all’età di 85 anni , e dopo una gestazione durata decenni, riesce finalmente a gettare sullo schermo tutta la sua forza visionaria nella creazione di una opera che è un po’ il suo ultimo “all-in”  che esplora le crepe del tempo moderno, proiettandolo e mostrandolo come una reincarnazione dell’impero romano; costruisce  una fiaba ( come dichiara apertamente nel sottotitolo del film) dal forte impatto onirico incentrata su un futuro  nel quale l’utopia fronteggia la decadenza e la morte per autodistruzione della nostra civiltà, nello stesso modo in cui la sete di potere di pochi portò alla rovina l’Impero romano. 

Coppola ha plasmato questa opera colossale come un tributo al potenziale umano, celebrando l'innovazione e la capacità di evolvere verso un'esistenza in armonia con la Terra. Nel cuore della storia vi è il personaggio di Cesar (interpretato da Adam Driver), un ambizioso architetto il cui desiderio di ricostruire una “Nuova Roma” in stile futuristico si scontra con le forze retrograde rappresentate dal sindaco Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito). La dinamica tra progresso e conservazione crea un confronto che affonda le radici nel potere e nella possibilità che l'utopia possa trasformarsi in distopia, soprattutto se accompagnata da ambizioni smisurate.




Megalopoli ha tutti i crismi per entrare di diritto nella galleria in quei film cosiddetti “maledetti” che sono stati prima la croce e poi la delizia di tanti cineasti ( ricordiamo I cancelli del cielo di Cimino o lo stesso C’era una volta in America di Sergio Leone), per il semplice fatto che la reale essenza dell’opera non è apprezzabile alla prima visione ( basti pensare ai fischi alla prima a Cannes…) e probabilmente neanche ad una seconda; forse occorrerà che il mondo arrivi al punto narrato da Coppola per rivalutarne l’impatto, ma sta di fatto che Megalopolis è opera controversa, per molti versi difficile, mastodontica, coerente con il credo cinematografico di un autore che ha sempre tentato di plasmare la materia cinematografica portandola agli estremi.

Sebbene non manchi una chiaro riferimento a Trump e alla sua deriva populista becera enfatizzata nel personaggio di Clodio (un eccellente Shia LaBeouf), cugino invidioso di Cesar oltre che vizioso gaglioffo, cui è riservato un epilogo non proprio simpatico,il film allude continuamente al passato, paragonando l'America moderna all'impero romano. 

Questa correlazione storica, utilizzata per riflettere sulla caducità dei grandi imperi, emerge non solo come una critica alle strutture di potere attuali, ma anche come uno spietato avvertimento: persino le civiltà più potenti sono soggette al decadimento. Tuttavia, invece di un giudizio cupo e definitivo, Coppola opta per una narrazione allegorica e fiabesca, densa di colori e scene di festa. Tra balli e momenti di gioiosa espressione, costruisce atmosfere che non si lasciano sopraffare dal peso dei temi trattati, conferendo al film un ritmo vibrante e, in alcuni momenti, quasi onirico.

giovedì 17 ottobre 2024

Crossing ( Levan Akin , 2024 )

 



Crossing (2024) on IMDb
Giudizio : 7/10

Lia è una insegnante di storia ormai in pensione, ha come scopo quello di ritrovare il nipote scomparso in fase di transizione sessuale, le ultime tracce si perdono a Batumi , città della Georgia sul Mar Nero, e siccome la rotta di fuga  per chi frequenta il mercato del sesso porta ad Istanbul, la donna , accompagnata da un ragazzotto, Achi, a lei di fatto sconosciuto, desideroso solo di fuggire dalla realtà misera cui appartiene, intraprende il viaggio alla ricerca della ragazza in una città che è un po' l'approdo di tutti i sogni, spesso fallaci,  di quella zona che sta a cavallo tra Europa ed Asia.
Crossing del regista svedese di origini georgiane Levan Akin affronta il tema dell'identità transgender con un tono sorprendentemente leggero, dove il conflitto tra il diverso e la società non è mai appesantito da atmosfere drammatiche o opprimenti. 
Al contrario, il film è permeato da momenti gioiosi, vibranti di vita e colore, con balli e musica che punteggiano la narrazione, creando un equilibrio tra la profondità dei temi trattati e la vitalità dell'esperienza umana.
Questo approccio stilistico alleggerisce il peso del conflitto, trasformando ciò che potrebbe essere una storia dolorosa in un racconto che celebra la resistenza e la ricerca della propria verità. Le scene di festa, spesso piene di energia e spensieratezza, dimostrano come la vita continui a fluire nonostante le difficoltà, e come anche nei momenti di incertezza ci sia spazio per la gioia e la condivisione.
 


Questi momenti rappresentano una forma di liberazione, non solo per i personaggi, ma anche per lo spettatore, che si ritrova coinvolto in un viaggio emotivo più complesso e sfumato di quanto si possa inizialmente immaginare.
La decisione di Levan Akin di non mostrare mai Tekla,la ragazza scomparsa, se non in un finale dai contorni magici, quasi una apparizione, forse il segmento più bello del film, è un espediente narrativo potente, che permette al film di concentrarsi sul vuoto che lascia dietro di sé e sull'eco delle sue scelte nelle vite degli altri. I personaggi parlano della sua assenza, riflettono su di lei, ma nessuno sa veramente se è ancora viva o dove si trovi. Questa incertezza crea una tensione narrativa sottile, che sottolinea il tema dell'invisibilità delle persone transgender nella società e, più ampiamente, di chiunque si trovi ai margini delle norme sociali.
Il contesto sociale e culturale gioca un ruolo fondamentale nel film: Crossing si interroga  sulla rigidità delle aspettative sociali nei confronti dell'identità di genere e il rifiuto implicito di accettare coloro che sfuggono alle definizioni tradizionali. 
Tekla, emblema quasi eroico nella sua assenza, rappresenta la rottura di queste convenzioni, ma lo fa attraverso il filtro delle parole e delle memorie altrui, un fantasma che aleggia etereo sul racconto. In questo senso, la narrazione diventa un'esplorazione del lutto e della perdita, non solo per un individuo che potrebbe non essere più presente, ma anche per un'idea di identità che non può essere controllata o imbrigliata.
La narrazione che in alcuni tratti diventa frammentaria e indiretta si trasforma in  una meditazione sulla memoria e su come costruiamo le identità delle persone a partire dai nostri ricordi di loro. È un film che parla della percezione degli altri e del modo in cui la società etichetta chi si discosta dalle norme, ma lo fa con una delicatezza che lascia spazio alla riflessione personale e soprattutto con una veste di road-buddy movie ci mostra come da un lato il viaggio e la ricerca siano lo scopo della strana coppia di personaggi sulle orme della ragazza, ma dall'altro è anche l'occasione per portare a galla i disagi dei due in una sorta di viaggio catartico e di liberazione.

lunedì 14 ottobre 2024

Light Light Light [aka Vaola Valoa Valoa] ( Inari Niemi , 2023 )

 




Light Light Light (2023) on IMDb
Giudizio : 7.5/10

Light Light Light (Valoa Valoa Valoa), diretto da Inari Niemi, è un film intenso e poetico che mescola abilmente temi sociali, storici e antropologici. Ambientato durante l'estate del 1986, quando l'esplosione di Chernobyl scuote l'Europa, il film segue Mariia, una quindicenne che vive in un piccolo villaggio finlandese. La sua esistenza tranquilla viene sconvolta non solo dal timore delle radiazioni provenienti dalla vicina Ucraina, ma anche dall'arrivo di Mimi, una ragazza un po’ sopra le righe ma  che porta una ventata di luce e caos nella sua vita. 

Questa relazione estiva e travolgente diventa il punto focale del racconto, in un intreccio di amore adolescenziale, trauma e perdita e sarà talmente potente e totalizzante da gettare ombre sulla vita di Mariia dopo molti anni, quando una volta adulta torna dalla madre nel suo villaggio natale.

Il film affronta con delicatezza la scoperta della sessualità e dell'identità di genere in un contesto rurale e isolato. La relazione tra Mariia e Mimi esplora il risveglio dell'amore lesbico, inserendosi nella più ampia tradizione del cinema queer e venendo riconosciuto per il suo contributo alla rappresentazione LGBTQ+ (ha infatti vinto il premio Queer Film of the Year). 




Il contesto storico dell'incidente di Chernobyl, simbolo del disastro e della paura, crea un parallelo con il tumulto emotivo vissuto dalle protagoniste, rendendo l'intera vicenda un racconto di "esplosioni" personali e collettive.

La pellicola esplora anche la fragilità della vita e la paura dell'ignoto, temi amplificati dalla minaccia radioattiva di Chernobyl, che diventa una metafora del pericolo invisibile ma onnipresente che grava sui personaggi. 

Mariia, nel presente, ritorna al villaggio per assistere la madre malata, e questi temi si intersecano con quelli della cura e del passaggio generazionale, offrendo riflessioni sulla memoria e sulle scelte impossibili fatte nella giovinezza.

Il racconto, po’ coming of age, un po’ dramma esistenziale, esplora inoltre le tematiche relative alle famiglie disfunzionali, ai rifiuti e alle perdite che ne derivano, alla mancanza di una appartenenza famigliare  da parte degli adolescenti  che sfocia nella rabbia e nella ribellione.

La regia di Niemi si distingue per l'uso sapiente della luce, che gioca un ruolo centrale nella narrazione. Come suggerisce il titolo, la luce è usata sia in senso figurato che letterale, illuminando i momenti più dolorosi e trasformando scene altrimenti difficili da guardare in qualcosa di etereo.

venerdì 4 ottobre 2024

Close Your Eyes [aka Cerrar los ojos] ( Victor Erice , 2023 )

 




Close Your Eyes (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Dopo una assenza protrattatsi per oltre 30 anni, torna alla regia il regista spagnolo Victor Erice una delle voci più interessanti e autorevoli del cinema europeo, regista di soli quattro lavori nell'arco di mezzo secolo di attività: Close Your Eyes, presentato a Cannes dove avrebbe meritato ben altri palcoscenici rispetto a quelli dove lo hanno relegato nel corso della rassegna, si presenta come una opera che può anche apparire complessa , soprattutto per la sua robusta stratificazione sia narrativa che tematica, ma che per chi conosce almeno un po' l'opera del cineasta spagnolo, appare pienamente coerente con il suo stile.
Durante le riprese di un film l'attore protagonista scompare nel nulla, e dopo una indagine forse frettolosa le autorità ne decretano la più che probabile morte per suicidio basandosi sul ritrovamento della auto e di alcuni effetti personali sul bordo di una alta scogliera. La lavorazione del film viene sospesa e il regista  alla sua opera seconda , nonchè amico dell'attore scomparso, costernato dall'evento, si ritira a vita privata in una specie di camping scalcinato in riva al mare.
Oltre vent'anni dopo una stazione televisiva riprende il caso della scomparsa di Julio Arenas, l'attore, e invita il regista Miguel Garay ad intervenire ad un programma che tratta appunto del caso.
Apparentemente malvolentieri Garay accetta , probabilmente con la segreta speranza di poter finalmente sapere che cosa sia successo al suo amico, ritrovandosi dopo tanti anni ad inseguire un ombra scomparsa nel nulla.



La memoria, tema centrale ed asse portante dell'opera , è trattata sia a livello individuale che collettivo. La scomparsa di Julio Arenas rappresenta una perdita per chi lo conosceva, ma anche un vuoto nella storia del cinema stesso. La sua assenza diventa un riflesso dell'amnesia collettiva: la capacità di ricordare è costantemente minacciata dal rischio di dimenticare. Il tentativo del regista Miguel Garay di riscoprire cosa sia successo al suo amico diventa una ricerca del passato, nel tentativo di colmare i vuoti lasciati dal tempo, ma soprattutto è una profonda riflessione su come l'oblio sia l'anticamera dell'amnesia, di come la memoria perde la sua forza ogni qual volta le tenebre dell'oblio nascondono tutto.
L’amnesia è simbolicamente legata all'oblio che minaccia ogni essere umano e ogni opera d’arte. Erice ci invita a riflettere su come la memoria non sia mai completa, ma piuttosto una ricostruzione frammentaria e soggettiva. 
Come nei suoi precedenti film, il passato non è mai del tutto chiaro, e il presente è costantemente invaso dai ricordi e dalle immagini sbiadite del tempo trascorso.
L'identità è invece l'altro tema in cui rientra anche il ruolo dell'attore e quindi del Cinema come mezzo di narrazione; Erice tratta sempre il Cinema come un gioco di ombre in cerca di identità  e   Julio Arenas, l’attore scomparso, rappresenta una figura ambigua: da una parte è un uomo reale, con una vita personale; dall'altra è un attore, la cui esistenza si dissolve nei ruoli che interpreta. Questa duplicità è alla base del concetto di identità fluttuante che Erice esplora, dove la persona e il personaggio si mescolano e confondono.
La scomparsa di Julio può essere vista come una metafora della scomparsa dell'attore una volta che il film finisce: l’attore, contenitore di sogni e realtà, di identità e di doppiezze esiste solo nel momento della performance, poi scompare, diventando un ricordo nella mente degli spettatori. 
Il film invita a riflettere su cosa significhi essere un attore, un mestiere che richiede la continua perdita di sé, dove l'identità individuale è sacrificata in favore della finzione e tra i tanti che hanno affrontato questa tematica risulta sicuramente tra i più efficaci.

mercoledì 2 ottobre 2024

Club Zero ( Jessica Hausner , 2023 )




 

Club Zero (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

In uno spazio-tempo che è quasi avulso dalla realtà, in un istituto dove si respira sin da subito l'aria della disciplina e del controllo quasi fosse un film di Michael Haneke, un gruppo di adolescenti viene affidato alle cure di Miss Novak, una insegnante appena giunta sul posto, la quale sin da subito cerca di stabilire coi suoi allievi un clima di unione quasi religioso; seguendo un percorso tra il misterico e l'iniziatico l'insegnante ben presto prenderà il controllo delle menti ( e non solo) dei ragazzi.
Club Zero, ultima opera  di Jessica Hausner è un film che tocca temi profondi e controversi, come il plagio psicologico sugli adolescenti, l’alimentazione trasformata in una fede quasi religiosa e il controllo esercitato sui più vulnerabili. La regista austriaca si avvale del suo stile freddo e minimalista per esplorare il mondo claustrofobico di un'élite scolastica, dove una nuova insegnante, Miss Novak (Mia Wasikowska), introduce ai suoi studenti l’idea di una nutrizione "alternativa", che si trasforma gradualmente in un culto distruttivo.
Uno dei temi centrali del film , affrontato dalla regista con la consueta prospettiva fortemente critica socialmente , è il plagio mentale che si può esercitare sugli adolescenti, una fascia della popolazione particolarmente suscettibile a influenze esterne. 



Miss Novak sfrutta il bisogno di appartenenza e il desiderio di controllo dei suoi studenti, manipolandoli attraverso le sue teorie sull'alimentazione; quest'ultimi a loro volta, in cerca di un'identità e di una guida, cadono facilmente nella trappola della convinzione di fare parte di un gruppo esclusivo e “illuminato”. Hausner ritrae perfettamente la vulnerabilità di questi giovani, evidenziando come le figure autoritarie possano plasmare i loro pensieri e comportamenti, arrivando a far loro abbracciare pratiche autolesioniste. Questo plagio psicologico, sottilmente introdotto e gradualmente amplificato, sottolinea la pericolosità delle sette mentali che possono nascere da idee apparentemente innocue.
L'ossessione per l'alimentazione diventa, in Club Zero, una vera e propria religione: Miss Novak trasforma il semplice atto del nutrirsi in un rituale spirituale, convincendo i ragazzi che possono trascendere i bisogni fisici e raggiungere uno stato superiore riducendo al minimo l’assunzione di cibo. 
Il film esplora la metafora della fede cieca ( tornando circolarmente ad uno dei temi più cari alla regista viennese, dove la scienza dell’alimentazione viene sostituita da un dogma. In un mondo sempre più ossessionato dalle diete e dai regimi alimentari, Hausner critica in modo tagliente l’idea di salute e purezza che diventa ideologia, sottolineando i pericoli delle mode alimentari estreme. L’alimentazione, solitamente una fonte di nutrimento e vita, viene capovolta in uno strumento di controllo e negazione del corpo.
L'opera di Jessica Hausner affronta anche il tema del controllo sugli individui più deboli, rappresentati dagli studenti che, sotto la guida della loro insegnante, perdono progressivamente la capacità di pensare in modo autonomo. 

domenica 29 settembre 2024

In Our Day ( Hong Sangsoo , 2023 )

 




In Our Day (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

In Our Day è il secondo film girato nel 2023 da Hong Sangsoo e presentato al Festival di Cannes nella sezione delle proiezioni di mezzanotte, mantenendo l'ormai quasi immutabile ritmo di un paio di film l'anno, ennesimi capitoli di una filmografia che col passare del tempo ha assunto le dimensioni di un corpus unico frammentato nei numerosi capitoli che lo compongono.
Il film è suddiviso in due parti, ciascuna incentrata su un personaggio diverso che si confronta con le difficoltà della vita e dell'arte. Da un lato, un anziano poeta dalla salute traballante che vive in solitudine, e dall'altro una  attrice quarantenne di recente tornata in Corea, anch'essa alle prese con le proprie insicurezze. 
Attraverso le loro storie e soprattutto con il confronto con due giovani personaggi che si rivolgono a loro quasi a voler carpire qualche segreto della loro vita professionale, Hong esplora temi fondamentali come la solitudine, l'incomunicabilità, il processo creativo e la ricerca di autenticità.
La figura del poeta, che rappresenta chiaramente un altro dei tanti  alter ego di Hong, incarna il tema centrale della solitudine dell'artista. Quest’uomo vive in un isolamento autoimposto, costantemente riflettendo sul proprio lavoro, ma incapace di trovare appagamento o senso definitivo. La sua vita, come quella dei personaggi di tanti altri film di Hong, sembra sospesa in un ciclo ripetitivo di riflessioni e incompiutezze. 



L’arte, in questo contesto, è sia una via di fuga dalla realtà sia una trappola: il poeta è intrappolato nel suo stesso bisogno di creare, ma allo stesso tempo la sua arte non sembra fornirgli alcuna vera connessione con il mondo esterno. Questa condizione di isolamento esistenziale, di ricerca mai compiuta, riflette l'approccio di Hong alla vita e al cinema.
La riflessione sull’autenticità e la rappresentazione della vita in "In Our Day" pone domande sull’autenticità della rappresentazione, sia nel cinema che nella vita. Il cinema di Hong, caratterizzato da una messa in scena minimalista e da una forte componente autobiografica, è un mezzo attraverso il quale i suoi personaggi cercano di afferrare una verità più profonda sulla loro esistenza. L'ossessione per l'immagine, per l'apparenza e per l’autenticità, rispecchia le ansie che spesso affliggono gli artisti, e sottolinea come l'arte e la vita si influenzino reciprocamente. Anche la struttura stessa del film, fatta di episodi e conversazioni che sembrano non avere una direzione precisa, riflette la difficoltà di trovare una narrazione lineare o conclusiva nella vita reale.
Il concetto di tempo, e in particolare la sua circolarità , è un altro tema dominante non solo in "In Our Day", ma  in gran parte della sua filmografia: Hong sembra interessato a esplorare come le esperienze, le emozioni e gli affanni si ripetano in maniera quasi ineluttabile. I personaggi discutono spesso dei propri fallimenti, delle proprie speranze disilluse e del modo in cui la vita sembra costringerli a rivivere sempre le stesse situazioni. 
Il cinema di Hong, con la sua narrazione frammentata e i suoi ritorni su temi e situazioni simili, crea una sensazione di immobilità temporale, quasi come se i suoi personaggi fossero intrappolati in un limbo esistenziale. In "In Our Day", questa ripetizione diventa un simbolo del ciclo della vita: i personaggi non sono in grado di scappare dai loro schemi, ma possono solo imparare a convivere con essi.

martedì 24 settembre 2024

Totem [aka Totem-Il mio sole] ( Lila Aviles , 2023 )

 




Totem (2023) on IMDb

Giudizio: 8/10

Tótem, opera seconda della regista messicana Lila Avilés, vincitore del Premio della Giuria Ecumenica a Berlino oltre che di numerosi altri riconoscimenti in varie rassegne in giro per il mondo, è un film che affronta il delicato equilibrio tra la vita e la morte, esplorato attraverso lo sguardo innocente e meravigliato di Sol, una bambina di sette anni. Il film ruota attorno alla preparazione di una festa di compleanno per il padre di Sol, Tona, gravemente malato e in punto di morte. Questo evento si trasforma in un rituale collettivo della famiglia, in cui la celebrazione della vita si fonde con l’accettazione dell’inevitabile fine. L'approccio di Lila Avilés al tema della morte è profondamente radicato nella quotidianità e nella sfera intima, narrando l’esperienza attraverso la semplicità e la magia del punto di vista di una bambina.
Il film racconta la storia non solo di una famiglia che si prepara a dire addio a un figlio, fratello e padre, ma anche quella di una bambina che, inconsapevolmente, vive e percepisce la morte senza capirla appieno. Sol è circondata dagli adulti, ciascuno dei quali affronta il lutto e la perdita a modo proprio, ma la sua prospettiva trasforma l’esperienza in qualcosa di poetico e surreale. Gli spazi della casa si riempiono di piccoli gesti, di rumori e di silenzi che per Sol diventano simboli e metafore. La sua comprensione del dolore e dell'addio si esprime attraverso il gioco, i momenti di attesa e la scoperta di un mondo che non ha bisogno di parole per essere sentito.

Il contrasto tra la percezione degli adulti, più consapevoli e segnati dalla sofferenza, e quella di Sol, che rimane immersa nella curiosità e nella voglia di esplorare, è uno dei temi principali di Tótem. Lila Avilés ci conduce a osservare la realtà con lo sguardo di Sol, mostrandoci come la bambina colga il senso della fine in modo indiretto, filtrandolo attraverso un’esperienza ancora giocosa e immaginativa. Nonostante un certo senso di claustrofobia emotiva si inizi a respirare soprattutto nella seconda parte del film, la magia che si respira durante la festa, con le luci, i colori e i suoni, diventa il modo della famiglia di creare una sospensione della realtà: è come se la celebrazione del compleanno fosse un ponte tra la vita che si spegne e quella che ancora pulsa vibrante nell’amore che li unisce.
La festa, che dovrebbe essere un momento gioioso, si trasforma in un addio intimo e quasi sacro. Tuttavia, non c’è mai una visione cupa o tragica della morte: il dolore esiste, ma è reso accettabile attraverso il legame familiare, che costruisce una bolla di protezione per Sol. Gli adulti creano attorno a lei un microcosmo fatto di sorrisi, canzoni, preparativi, cercando di tenerla lontana dalla durezza della realtà, ma senza mai mentirle del tutto.
In questo contesto, la famiglia diventa una comunità che non solo sostiene Tona nella sua ultima fase di vita, ma anche Sol, nella sua transizione dall’infanzia inconsapevole verso una comprensione più profonda della perdita. La casa, luogo centrale della narrazione, è il simbolo di questo nido protettivo: i suoi angoli sembrano assorbire le emozioni di chi vi abita, e gli oggetti quotidiani – dai palloncini agli oggetti preparati per la festa – assumono una dimensione sacrale. Lila Avilés utilizza un linguaggio visivo minimalista  intimo ad impronta quasi naturista per raccontare come ogni piccolo gesto diventi una forma di resistenza contro la paura della morte.

giovedì 19 settembre 2024

The Shadowless Tower / 白塔之光 ( Zhang Lu / 张律 , 2023 )

 




The Shadowless Tower (2023) on IMDb
Giudizio : 8/10

The Shadowless Tower è un film diretto dal regista sino-coreano Zhang Lu, un'opera che si distingue per la sua delicatezza narrativa e la sua esplorazione profonda dei temi della memoria, della riconciliazione e dell'identità. Ambientato in una Pechino contemporanea ma distante dal caos moderno, il film segue il protagonista, Gu Wentong, un uomo di mezza età che lavora come critico gastronomico e vive una vita apparentemente stabile ma emotivamente distante.
Gu Wentong si trova in un momento di crisi esistenziale: separato dalla moglie e con un rapporto freddo con sua figlia, si confronta con le ombre del passato, in particolare con l’assenza di suo padre, che ha abbandonato la famiglia molti anni prima. Il film prende il titolo dalla Torre senza ombra, un antico edificio di Pechino che diventa simbolo delle lacune emotive e delle distanze non solo fisiche, ma soprattutto affettive che caratterizzano la vita del protagonista.
La narrazione si sviluppa in modo poetico, con un ritmo contemplativo che permette allo spettatore di immergersi nei dettagli della vita quotidiana di Gu e di quelli che lo circondano, tra cui una giovane collega con la quale instaura un rapporto ambivalente, oscillante tra l’amicizia e l’attrazione romantica. La regia di Zhang Lu si distingue per la sua attenzione ai silenzi e ai non detti, creando un'atmosfera sospesa che invita alla riflessione interiore, cinema esistenzialista in una Pechino moderna ma non caotica , lontana dai cliché turistici e industriali, e focalizzata piuttosto su scorci di vita comune, con una fotografia che esalta i colori tenui e le luci naturali.



Il tema dei rapporti familiari complessi è uno degli elementi centrali di The Shadowless Tower e rappresenta il cuore emotivo del film. Il protagonista, Gu Wentong, vive una serie di relazioni frammentate e irrisolte, che lo mettono di fronte al suo passato e alle sue difficoltà nel costruire legami autentici nel presente.
La figura del padre è una presenza-assenza cruciale nella vita di Gu. Quando era bambino, il padre abbandonò la famiglia, lasciando Gu con un senso di vuoto e di irrisolutezza che si trascina fino all'età adulta. Questo abbandono ha segnato profondamente il protagonista, creando una ferita mai sanata che influenza la sua capacità di relazionarsi con gli altri.
Nel corso del film, Gu decide di cercare il padre, ormai anziano e malato, con l'intento di riconciliarsi con lui. Tuttavia, questa riconciliazione non avviene in modo semplice o catartico. Il film evita soluzioni melodrammatiche o riconciliazioni convenzionali. Il confronto con il padre, infatti, non porta a una chiara risoluzione del conflitto emotivo, ma piuttosto diventa un processo interiore per Gu, che deve fare i conti con la sua rabbia, la sua delusione e il desiderio di perdonare.
Il padre, più che un personaggio attivo, è una figura simbolica, rappresenta una parte della vita di Gu che è stata lasciata in sospeso, un’ombra che, come la torre del titolo, non ha mai smesso di influire sul suo percorso.
Accanto alla figura del padre, il rapporto di Gu con la madre è un altro tassello fondamentale della sua vita familiare. La madre, che ha cresciuto Gu da sola dopo l’abbandono del marito, incarna una figura di forza silenziosa ma anche di rassegnazione. Anche qui, Zhang Lu evita i cliché di una madre eroica o sofferente; invece, ci viene mostrata una donna che ha accettato il proprio destino con una certa passività.
Gu, tuttavia, sembra portare dentro di sé un senso di colpa e di responsabilità verso la madre, quasi come se non fosse riuscito a riparare il danno causato dall'assenza del padre. Il suo desiderio di mettere ordine nel passato non riguarda solo la figura paterna, ma anche un tentativo di dare un senso a tutta la sua esperienza familiare, inclusa la relazione con sua madre, la quale rappresenta il legame più stabile ma anche più silente della sua vita.

martedì 17 settembre 2024

Exhuma ( Jang Jaehyun , 2024 )





Exhuma (2024) on IMDb

Giudizio: 7.5/10


Exhuma, presentato al Far East Film Festival di Udine dopo aver avuto il suo esordio a Berlino un paio di mesi prima, è un film horror diretto da Jang Jaehyun che esplora con grande maestria il folklore locale e le tradizioni rurali coreane, intrecciandoli con temi di morte, memoria e segreti sepolti. Il titolo, che significa "tomba" in coreano, preannuncia l'importanza centrale che il concetto di sepoltura e i rituali funebri avranno nel film, ma il vero cuore dell'opera risiede nella profonda connessione con le credenze popolari e le superstizioni dei villaggi remoti che costituisce una sorta di cultura locale che affonda le radici nel tempo.
La storia si sviluppa attorno a Lee Hwarim, una rinomata esperta di arti sciamaniche che indaga, insieme ad un collega, su una serie di profanazioni di tombe in un villaggio montano. L'ambientazione rurale diventa quasi un personaggio a sé stante, un mondo chiuso e distaccato dal progresso, dove le antiche tradizioni e il folklore sono ancora fortemente radicati nella vita quotidiana. Nel corso delle sue ricerche, Lee Hwarim scopre che dietro gli strani eventi c’è una maledizione ancestrale legata a rituali funebri e pratiche spirituali che si tramandano da generazioni; fermiamoci qui , pena il rischio di spoilerare qualcosa, basti sapere che alla coppia , proveniente da Seoul si affiancano altri due esperti ( di fengshui uno di artef uneraria l'altro), costituendo una sorta di team incaricato di far luce sugli strani fenomeni.
Uno degli elementi più potenti del film è proprio il modo in cui il folklore rurale coreano viene integrato nella narrazione. Jang Jaehyun attinge a piene mani dalle credenze tradizionali riguardanti i defunti e i rituali funebri, come l’importanza di seppellire i morti correttamente per evitare che le loro anime tornino a tormentare i vivi. Questi elementi sono trattati con un rispetto quasi documentaristico, mostrando come nelle comunità rurali le superstizioni non siano solo leggende, ma parte integrante del tessuto sociale.



Nel villaggio dove si svolge la vicenda, gli abitanti credono fermamente che i defunti possano tornare sotto forma di spiriti vendicativi se i rituali di sepoltura non vengono seguiti alla perfezione. 
La cura delle tombe, le offerte agli antenati e i riti funebri sono rappresentati con dovizia di particolari, rafforzando il legame tra la trama principale e l'antico retaggio spirituale della Corea rurale. Queste pratiche funebri, che risalgono a credenze sciamaniche e confuciane, sono il cuore pulsante del film e danno un senso di autenticità alla paura che pervade la comunità, un aspetto che sembra addirittura soverchiare l'impalcatura da thriller soprannaturale che Exhuma possiede.
Il villaggio, isolato nelle montagne, non è solo uno sfondo, ma un microcosmo intriso di superstizioni e diffidenze. La cultura rurale qui descritta è quasi immutata da generazioni, e il film sottolinea la contrapposizione tra la modernità rappresentata da Lee Hwarim e le tradizioni arcaiche degli abitanti del villaggio. Questa dinamica crea tensione non solo narrativa, ma anche culturale: Lee Hwarim, pur essendo una giovane razionale e moderna, è lentamente risucchiata dalle credenze locali, fino a non riuscire più a distinguere tra realtà e superstizione.

venerdì 14 giugno 2024

La Chimera ( Alice Rohrwacher , 2023 )

 




La Chimera (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Per la presentazione del suo quarto lungometraggio Alice Rohrwacher torna a scegliere il Festival di Cannes che già nelle due precedenti occasioni l'aveva omaggiata con prestigiosi riconoscimenti; con La chimera questa volta la regista non porta a casa alcun premio , così come avviene , in maniera inconcepibile a dire il vero, con i David di Donatello dove a fronte delle numerose nomination non si è riusciti a trovare il modo di premiare quello che sicuramente a conti fatti rimane di gran lunga uno  tra i migliori film italiani dell'anno.
Per La chimera rimane comunque l'ottimo giudizio espresso dalla critica, i riconoscimenti ricevuti in altri festival e anche il tutto sommato soddisfacente dato del botteghino.
Siamo, deduttivamente, negli anni 80, in quel territorio tra l'alto Lazio e la bassa Toscana dove crebbe e si fortificò la civiltà etrusca: la storia inizia con un frammento quasi onirico che però alla fine avrà il suo senso profondo nel contesto del racconto, un filo rosso ,letteralmente, che ci aiuterà (forse) a comprendere la vicenda di Arthur, misterioso giovane britannico, piombato in Maremma non si capisce come e da dove, che vediamo tornare a casa dopo essersi fatto un po' di galera essendo stato preso a trafugare tombe etrusche.


Arthur, quasi un Brancaleone dell'archeologia, che vive nella sua baracca di lamiere e legno, è dotato di una capacità ai limiti del soprannaturale, una chimera, come dicono i suoi compari compagni di merende: riesce a individuare, rabdomante  sui generis, il vuoto sotto i suoi piedi e quindi le tombe etrusche che pullulano in quella zona, antico retaggio di una civiltà che fece del culto dei morti uno dei punti più alti della sua organizzazione civile e religiosa.
Ben si capisce quindi come il giovane dinoccolato, taciturno, burbero, sia un grimaldello importante per la masnada di bifolchi in cerca di tesori de depredare e rivendere al miglior offerente.
Ma Arthur , che ha pagato con la galera per tutti essendo stato l'unico ad essere stato catturato, torna anche perchè nella sua mente e nella sua anima alberga ancora il ricordo di Beniamina , la sua amata morta , e mostra un grande affetto per la madre della ragazza, che con speranza e nello stesso tempo con grande pateticità aspetta ancora il suo ritorno, circondata dalle altre figlie arpie nella sua dimora signorile ormai in decadenza.
Procedendo con una alternanza di atmosfere che richiamano le storie picaresche, le ballate dei cantastorie, la favola collodiana, il racconto soprannaturale, le riflessioni sulla morte , sul culto dei morti e sull'arte, il film di Alice Rohrwacher ci mostra Arthur all'opera nella ricerca dei tesori nascosti che malvolentieri vuole condividere con una banda di buzzurri in quanto " non degni di poter toccare una tale opera d'arte" e soprattutto nel suo cercare con quel bastoncino da rabdomante i tesori sotterranei e quel filo rosso che possa in qualche maniera ricongiungerlo all'amata Beniamina; per il giovane la scoperta del mondo sotterraneo degli etruschi è la sublimazione del suo rapporto amoroso platonico e spirituale con la giovane ragazza: l'arte funeraria  di cui gli etruschi sono stati prodigiosi e spesso insuperati maestri è l'anello di congiunzione tra il mondo dei vivi e quello dei morti, rappresentato dalla regista a testa in giù, quasi uno specchio sotterraneo.

domenica 2 giugno 2024

Trenque Lauquen ( Laura Citarella , 2022 )

 




Trenque Lauquen (2022) on IMDb
Giudizio: 9/10

Pur essendo passato un po' di soppiatto nella sezione Orizzonti della Mostra Cinematografica di Venezia del 2022, verosimilmente a causa della considerevole durata che avrà scoraggiato di certo i meno coraggiosi, Trenque Lauquen è alla fine risultato come uno dei film più interessanti grazie ai giudizi lusinghieri raccolti negli altri Festival e presso le associazioni di critici, ottenendo dal prestigioso Cahiers du Cinema, addirittura il titolo di miglior opera del 2023.
Ed in effetti, a prescindere dal gradimento che può aver ricevuto o meno, il film della regista argentina Laura Citarella è veramente un'opera di grande respiro, ambiziosissima, che sembra avere tra le prime finalità quella di coagulare in un corpo unico i vari aspetti dell'arte che vanno dalla letteratura alla poesia fino alle arti più propriamente visive come il cinema.
Vero che la durata di ben oltre  quattro ore potrebbe scoraggiare se non corazzati da una forte curiosità , ma , e questo è uno dei grandi pregi dell'opera, il tempo, in Trenquen Lauquen diventa un parametro molto vago e dilatato e questo sin dall'inizio quasi a mettere da subito le carte in tavola.
Il film è prodotto da El Pampero Cine , casa di produzione indipendente argentina divenuta il nucleo intorno al quale si è coagulata una schiera di registi  che hanno aperto la strada a questa nuova stagione del cinema del loro paese, quasi un collettivo che trova nella idea di cinema personale il suo comune denominatore; la Citarella è una delle figure eminenti di questo movimento che ha in  Mariano Llinas la figura forse più nota a livello internazionale, sebbene un po' tutti i rappresentanti abbiano raccolto in giro per il mondo svariati riconoscimenti.



Il preambolo era necessario perchè Trenque Lauquen è opera che si distacca e di molto dai canoni più tradizionali, quasi un manifesto di una nuova forma di linguaggio artistico espressione di una ideologia cinematografica improntata alla grande libertà formale.
L'opera si compone di due parti, chiara necessità distributiva che ha ingenerato anche qualche equivoco, ma è chiaramente un corpo unico, e poi a sua volta suddivisa in una dozzina di capitoli , che come ha affermato la regista in una intervista , dovevano dare al film una impronta "mutante" , nel senso che i racconti si aprivano e si concludevano con il capitolo, cosa che effettivamente non avviene in maniera così netta.
La storia è imperniata su Laura una botanica che sta per prendere servizio presso l'università e che è partita alla ricerca di una pianta in una zona della pampa distante circa 500 km da Buenos Aires, appunto nella cittadina di Trenque Lauquen; qui viene coadiuvata da un autista factotum che le ha messo a disposizione la municipalità per aiutarla nelle sue ricerche.
Il film si apre con il fidanzato di Laura e Chicho, il suo aiutante che partono alla ricerca della donna di cui si sono perse le tracce.
Rimanendo stringati al massimo, anche perchè altrimenti si rischia ben oltre che lo spoiler selvaggio, veniamo a sapere  che Laura ha scoperto casualmente attraverso dei libri presi in prestito un carteggio segreto amoroso clandestino di una cinquantina di anni prima tra una insegnante del luogo e il padre di uno dei suoi allievi , un italiano sposato, che la incuriosisce e di cui mette al corrente Chicho, con il quale nel frattempo sembra instaurarsi un rapporto amoroso, al momento di terminare la sua missione Laura si trova coinvolta in una storia dai contorni sovrannaturali-fiabeschi riguardanti una creatura avvistata e catturata nella laguna; con un finale dilatato e ambiguo , possiamo forse capire o intuire cosa sia successo alla donna , anche perchè attraverso un meccanismo narrativo mirabile noi vediamo come fosse presente tutto ciò che invece è passato e soprattutto raccontato.

venerdì 31 maggio 2024

Slow ( Marija Kavtaradze , 2023 )

 




Slow (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Marija Kavtaradze, lituana, è una delle registe giovani più valutata in Europa: nonostante i suoi 32 anni, è presente nel mondo del cinema da quasi 15 anni con alle spalle una produzione non trascurabile considerata la sua età, sia come regista di corti, sia come sceneggiatrice  e con un esordio nel 2018 (Summer Survivors) che ha ricevuto una infinità di giudizi lusinghieri; con Slow , da lai scritto e diretto e presentato al Sundance ha ottenuto il principale riconoscimento internazionale fino ad oggi, grazie al Premio come miglior Regista.
Con la sua ultima fatica mette una scena una storia d'amore molto fuori dai consueti canoni, tenendo il racconto in mano con grande fermezza grazie ad una regia che sa costruire atmosfere e momenti di grande intensità.
I protagonisti sono  Elena , una ballerina di danza moderna e Dovydas, un interprete della lingua dei segni che si conoscono durante una lezione che la ragazza impartisce a dei ragazzi sordomuti con i quali fa da interprete appunto il ragazzo.
La loro inizia come una semplice conoscenza che però rapidamente si trasforma in una relazione amorosa.
Una relazione però che necessariamente deve trovare delle basi diverse perchè il ragazzo , che si definisce asessuale,  rifiuta i rapporti sessuali per un motivo che non verrà mai dichiarato e, per la verità neppure tentato di essere indagato; i due comunque , che si sentono da subito molto legati, almeno inizialmente, cercano di rimuovere il problema affidandosi ad legame molto stretto e pieno di sentimento.



Naturalmente le cose non possono durare in questa maniera e inevitabilmente il problema si presenterà rischiando di minare ( o forse no...) il loro rapporto sentimentale.
Raccontata così, cercando di evitare descrizioni troppo approfondite che si configurerebbero come veri e propri spoiler, può apparire difficile credere che il film di Marija Kavaradze contenga invece una forza e una profondità di grande intensità: quello che fa la regista è il tentativo di raccontare una storia d'amore sui generis, che tenta di costruirsi su basi diverse , meno convenzionali, per necessità, e su questo per fortuna non va mai verso teorizzazioni alternative del rapporto amoroso ( triangoli, coppie aperte etc.) sebbene soprattutto da parte di Dovydas qualche accenno in tal senso viene fatto.
Quello che invece la regista cerca di costruire è una storia in cui esiste un sottofondo di dolore legato alla difficoltà di potere mettere in piedi un rapporto amoroso, ad una difficoltà nel rapportarsi, anche quando si crede , legittimamente, di provare un amore profondo per il partner,  ma nel contempo di dover considerare la rinuncia come una parte del rapporto stesso ( in tale  senso è molto indicativo il dialogo che Elena ha con la sua amica diventata suora).

lunedì 27 maggio 2024

Il male non esiste [aka Evil Does Not Exist] ( Hamaguchi Ryusuke , 2023 )

 





Evil Does Not Exist (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Dopo avere ricevuto nel breve arco di tre anni prestigiosi riconoscimenti presso i tre maggiori Festival Cinematografici con in mezzo anche un Oscar per il miglior film in lingua straniera, si può tranquillamente affermare che Hamaguchi Ryusuke non solo si impone come uno tra gli autori giapponesi più stimati e quotati, ma anche come un regista tra quelli che possiedono uno stile talmente inconfondibile che basterebbero pochi fotogrammi per riconoscere una sua pellicola.
Per tale motivo non stupisce che ogni nuovo lavoro del regista giapponese sia atteso quasi come un evento e che intorno ad esso si costruisca ben presto un dibattito all'interno della critica.
Ad esempio questa ultima fatica , presentata a Venezia nel 2023, è stata ben presto etichettata come una "opera ecologista" , giudizio molto superficiale, come quasi sempre avviene quando si attaccano addosso ai film etichette che sembrano più slogan che altro; vedremo poi il perchè questa definizione sia oltre che superficiale anche fuorviante.
Di sicuro Hamaguchi per Il male non esiste sceglie un racconto che a partire dalla sua ampiezza , poco più di una ora e mezza, si discosta dai tempi dilatati di quasi tutte le sue opere precedenti, prediligendo atmosfere e tematiche più intimistiche.



In un villaggio di montagna non lontano da Tokyo vivono Takumi e la figlioletta in età preadolescenziale Hana, sebbene non se ne parli mai da poco non c'è più la mamma della ragazzina, la vediamo solo in due foto; lui è un po' il tuttofare della piccola comunità, grande conoscitore della vita nei boschi e dei ritmi della natura, la ragazzina mostra un interesse quasi magico verso i boschi e le creature che li abitano e ama farsi quasi inghiottire dalla boscaglia nelle sue lunghe camminate solitarie; tutto il villaggio, composto da poche decine di persone, vive in armonia con gli immutabili e incessanti ritmi della natura, sfruttando con grande sapienza tutto ciò che ha da offrire a cominciare dall'acqua raccolta direttamente alla sorgente del ruscello.
Questo quadro di calma e di immutabilità viene solo sporadicamente rotto da lontani spari, quelli dei cacciatori che vanno alla ricerca dei cervi, un tentativo esterno di rompere quel sottile equilibrio che regna in tutta la zona.
Tutto questo è messo a repentaglio dal progetto di una azienda che intende costruire un glamping ( ridicola e idiota crasi di glamour camping) proprio nei pressi del villaggio dove i nevrotici abitanti in fuga della vicina Tokyo possano andare a ritemprarsi nei week end; alla riunione che viene organizzata per spiegare il progetto, tutti gli abitanti mostrano con educazione ma con molta fermezza la loro contrarietà al progetto che metterebbe a rischio le falde acquifere oltre a stravolgere il microambiente; i due impiegati inviati nel villaggio pensando di raggirare un branco di poveri bifolchi se ne tornano quindi a casa incassando oltre tutto una figuraccia essendo praticamente all'oscuro del progetto e quindi incapaci di dare spiegazioni alla popolazione.
I due però torneranno, con l'incarico di ammorbidire la popolazione e soprattutto di cercare di convincere Takumi, che tra tutti era sembrato a loro il più carismatico del villaggio, ben consapevoli, forse , che la ragione sta tutta dalla parte degli abitanti, a maggior ragione osservando la loro vita da vicino nel periodo in cui si intrattengono.
La scomparsa di Hana che apre il finale, di cui parleremo più in là senza rischi di spoiler, ammesso che così si possa chiamare in questo caso specifico, è la chiave magica che fa svoltare il film verso un epilogo che possiede le stigmate del cinema di Hamaguchi e che risulta tra i più belli e inquietanti visti negli ultimi anni.

giovedì 16 maggio 2024

Afire [aka Il cielo brucia] ( Christian Petzold , 2023 )

 




Afire (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Vincitore a Berlino dell'Orso d'Argento Gran Premio della Giuria, Il cielo brucia  è il decimo film del regista  tedesco Christian Petzold, uno degli autori più importanti del cinema europeo, capace di imporsi come tale grazie ad uno stile cinematografico peculiare in cui sono i personaggi a sostenere l'impalcatura narrativa.
Erroneamente ritenuto un secondo capitolo di una trilogia che , come ha confermato il regista stesso in occasione della proiezione del film al Festival di Torino, è abortita  per colpa del film stesso in quanto Petzold ha trovato di grande soddisfazione girare un lavoro come Il sole brucia al punto di avere messo in cantiere una nuova trilogia che si occuperà di gruppi di persone che cercano di sopravvivere.
Sebbene abortita la trilogia  Il cielo brucia comunque ha più di qualche assonanza con Undine il precedente lavoro del regista, se non altro per la centralità della figura femminile imperniata anche stavolta intorno all'ottima Paula Beer , al terzo lavoro con Petzold.
Il film presenta la caratteristica, atpica a dire il vero per il regista, di offrire varie prospettive di visione: se tutta la prima parte si poggia molto su una atmosfera da commedia , caratterizzata da una certa leggerezza, la parte discendente invece racchiude tutte le tematiche che il regista in maniera astuta ed intelligente ha sparso lungo il percorso narrativo.



Leon e Felix sono due amici che decidono di passare un periodo nella casa di famiglia del secondo che si trova sul Mar Baltico: il primo, in chiara crisi ispirativa, deve concludere il suo secondo romanzo sul quale nutre più di un dubbio, l'altro invece deve preparare un book fotografico per poter accedere ad un concorso in una accademia di belle arti.
Ancor prima di raggiungere la casa iniziano però i problemi: la macchina si rompe, per arrivare a destinazione non hanno altra possibilità che addentrarsi nel bosco per una bella scarpinata; giunti alla casa che si trova al margine del bosco vicinissima alla spiaggia scoprono che è abitata da una ragazza amica della madre di Felix che la ospita, creando quindi il problema delle stanze e dei letti disponibili; la ragazza per un po' non la vediamo, la sentono i ragazzi durante la notte in sfrenate attività sessuali e rumorosi amplessi, vediamo i resti della cena, le bottiglie di birra vuote, Leon vede l'amante notturno mezzo nudo fuggire al mattino.
Tutto ciò crea non poco fastidio a Leon , di per sè già orso e scontroso, che con la scusa di dover lavorare al libro rifiuta qualsiasi altra attività avvolgendosi sempre di più nel suo egoismo e nella sua presunzione.
L'apparire della bella Nadja, l'ospite inattesa e del suo amichetto notturno, che scopriremo presto essere di bosco e di riviera, visto che è attratto da Felix, oltre che bagnino della vicina spiaggia, scombinerà i rapporti e le dinamiche tra i quattro.
Leon è chiaramente attratto da Nadja sebbene la sua l'alterigia e il suo egocentrismo lo tengano di fatto lontano da lei, nonostante  la ragazza mostri una certa indulgenza verso i suoi modi di fare da misantropo.
Quando al gruppetto si aggiungerà l'editore berlinese di Leon giunto per chiudere la pratica del romanzo, il film di Petzold subisce una brusca virata e si addentra più verso atmosfere tese, si direbbe pronte ad esplodere, il tutto con l'incipiente pericolo degli incendi che divampano lungo la costa e che colorano il cielo di rosso (come recita il titolo tedesco dell'opera).

mercoledì 15 maggio 2024

Green Night / 绿夜 ( Han Shuai / 韓帥 , 2023 )


 



Green Night (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Green Night , opera seconda di Han Shuai che ha all'attivo un brillante esordio con Summer Blur nel 2020, segna il ritorno sulla scena di Fan Bingbing, dopo la misteriosa ( ma neppure tanto...) parentesi della sua sparizione conseguente ai problemi avuti per una presunta evasione fiscale e dopo un paio di prove al di fuori della Cina in produzioni americane di mediocre livello.
Sebbene la produzione del film sia hongkonghese e sia stato girato in Corea e recitato in gran parte in coreano, la presenza della regista cinese Han Shuai e Fan stessa fanno sì che Green Night possa essere considerato comunque un lavoro cinese e visti i progetti futuri della attrice tutto lascia pensare che quella sorta di allontanamento , non sappiamo quanto voluto o forzato, sia terminato.
Presentato a Berlino, dove in Generation aveva visto trionfalmente  la luce Summer Blur, nella sezione Panorama Green Night conferma il talento della regista cinese che sposta il suo obiettivo dalle tematiche giovanili a quelle femminili, sempre puntando lo sguardo su personaggi oppressi, emarginati, schiacciati dalla solitudine.
Jin Xia, emigrata cinese, lavora nella security dell'aeroporto di Incheon in Corea ed un giorno si imbatte in una stravagante giovane donna dai capelli verde flu per la quale prova da subito un istintivo interesse e una curiosità dettata dalla spigliatezza della ragazza, oltre che una sorta di fluido magnetico che la attrae e che la perquisizione cui la sottopone accentua in maniera sottilmente sensuale.



La ragazza dai capelli verdi si offre per dare un passaggio a Jin Xia la quale deve ripagare il debito delle scarpe sottratte durante la perquisizione dandone un paio delle sue.
Presto scopriamo rapidamente che: Jin Xia è in fuga da un marito coreano manesco e violento che ha lasciato svariati segni sul suo corpo, al contempo però non può divorziare pena la perdita del soggiorno in Corea, a meno che non trovi una grossa cifra per poter pagare il permesso di soggiorno, vive in una squallida casa cercando di fuggire alle angherie del marito e che il proprietario è intenzionato a riprendersi; d'altra parte la ragazza dai capelli verdi è una trafficante di droga che deve effettuare una grossa consegna e che conserva gli stupefacenti in confezioni cosmetiche, ha deciso di tirare una fregatura al suo ragazzo che gestisce il traffico e intascare tutti i soldi del ricavato.
Di fronte alla reazione di Jin Xia che , integerrima, chiama di nascosto il suo capo per denunciare il traffico salvo scoprire che anche questi ne è parte attiva, la ragazza le offre il denaro necessario per poter acquisire il soggiorno e liberarsi quindi del marito in cambio del suo aiuto nello smerciare il quantitativo di droga.
Inizia quindi un viaggio nei bassifondi di una Seoul lercia come poche volte abbiamo visto nei film: mercati dietro i quali si nascondono traffici illeciti, personaggi biechi per i quali non serve l'arte lombrosiana per capire di che pasta son fatti, incontri notturni inquietanti, continue croci illuminate che rimandano ad un fanatismo religioso che ha partorito personaggi come il marito di Jin Xia; viceversa più il tempo passa e più il sodalizio tra le due donne si fortifica per sfociare in un rapporto amoroso che le lega indissolubilmente e che le fa sentire più forti.
La pratica del marito sarà sistemata tra croci luminose e prediche da prete bigotto di campagna e la storia virerà verso un finale che sinceramente scombussola i sentimenti.

sabato 4 maggio 2024

Night Falls / 夜幕将至 ( Jian Haodong /菅浩栋 , 2023 )

 




Night Falls (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

E' nato nello Shanxi Jian Haodong, il giovane regista di Night Falls con cui si impone in maniera prepotente come una delle figure più interessanti del cinema d'autore cinese: la stessa regione da cui proviene Jia Zhangke, non sappiamo quanto volontario riferimento stilistico di Jian, che offre un'opera di grande spessore grazie ad una prospettiva che trova nell'esperienza personale le sue fondamenta.
Jian Haodong infatti nasce come minatore, un destino comune per chi nasce in quella terra dove il carbone sembra essersi concentrato diventando risorsa e al tempo stesso rovina per gli abitanti, per diventare poi regista dopo aver reciso il suo cordone ombelicale con la terra natia ed essersi trasferito a Pechino per inseguire la sua passione cinematografica; tra il 2022 ed il 2023 Night Falls ha raccolto grandi successi nei festival cinesi , Pingyao e Pechino in primis, affermandosi come una delle voci più interessanti del giovane cinema d'autore cinese, quello che ancora deriva dalla Sesta Generazione e che fa dello studio della società cinese così come si è evoluta il suo principale obiettivo narrativo.
Affidandosi chiaramente ad un racconto fortemente autobiografico, Jian racconta un viaggio a ritroso ,durante  la pandemia che aleggia sembra come un qualcosa di intangibile ma sempre presente, più che un road movie tipico, di un giovane regista emigrato a Pechino per inseguire la sua aspirazione  che fa ritorno dopo svariati anni nel villaggio natale per il funerale del nonno.



Il racconto  si svolge nell'arco di una giornata durante un viaggio avventuroso prima in pullman , poi in auto , quindi in camion per finire su una motoretta per l'ultimo tratto tra le terre polverose che portano a casa.
Durante questo viaggio che non è come nei road movie classici qualcosa di liberatorio che diventa essenza stessa dell'esistenza ma quasi un ritorno al passato ripercorrendo le tappe della propria vita precedente, veniamo a conoscenza che il protagonista, Liang Zhe è tutt'altro che realizzato nella sua vita professionale e personale; è chiaro che l'essere diventato un regista cinematografico non gli permette neppure di avere un buco di casa dove lasciare le sue cose una volta sfrattato dalla precedente abitazione, il fallimento incombe insomma sulla sua persona e sembra accentuarsi man mano che si avvicina alla sua terra.
Gli incontri con le persone del luogo gli pongono davanti una realtà che non conosce, dove ognuno parla dei suoi parenti raccontando le scelte fatte dai giovani, tutti usano lo smartphone, nessuno maneggia più i soldi quasi fossero tutti colpiti da una aristocratica repulsione per il denaro fatto in moneta e carta, persino il monaco di un tempio cui si reca gli presenta il codice QR da utilizzare per eventuali donazioni (scena che contiene comunque un grossa carica di ironia amara).
Quando incontra un amico dei tempi passati, di quelli che si pensa, sbagliando, che ti ricorderai per tutta la vita, Liang si vede costretto a subire anche i discorsi rancorosi dell'amico che ha visto la sua partenza dalla terra natale come una fuga e un abbandono regalandogli anche un bel carico di rimorso per la morte di un loro amico comune.
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