Giudizio: 3.5/10
Cinema di Idee ma senza anima
La sottile linea rossa che unisce la gran parte dei lavori presentati in concorso in questa prima metà del Festival di Roma è costituita dal tratteggio oscuro dei protagonisti delle storie: esistenze silenziose, buie, spesso squallidamente ordinarie, motivo per cui il protagonista e tutta la vicenda raccontata in A Vida Invisivel del portoghese Vitor Goncalves non crea alcun tipo di sorpresa; semmai quello che lascia il povero spettatore interdetto (è un chiaro eufemismo) è la assoluta ermetica illeggibilità di quanto sta osservando.
Sin dall'inizio Hugo, il protagonista, un melanconico e taciturno impiegato, appare attanagliato da un travaglio emotivo scaturito dalla visione di alcuni filmino in super8 del suo anziano collega Antonio, morto qualche giorno prima.
Antonio appare come una sorta di mentore del giovane, un personaggio al quale , si intuisce Hugo si appoggia spesso.
Il racconto procede tra balzi temporali in cui il protagonista racconta del collega e situazioni che con snervante lentezza si propongo, quale l'incontro dopo anni con una sua ex fidanzata con la quale sembra voler nuovamente riprendere una vita in comune.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.