Brevi storie di fantasmi parte seconda
Il secondo capitolo della raccolta di storie horror scritte da Lilian Lee si mantiene sui livelli del precedente , con la differenza che in questo i tre segmenti appaiono più omogenei dal punto di vista qualitativo; rimane piuttosto debole la scelta di rappresentare storie di fantasmi in cui troppo spesso è l'aspetto puramente psicologico a fare da catalizzatore, tralasciando la presenza degli spettri; il risultato è quello di offrire tre racconti che hanno un loro substrato psicoanalitico ma che difettano totalmente dal punto di vista visivo.
Pillow di Gordon Chan è lavoro addirittura quasi impalpabile a livello di tensione: tutto è giocato sullo stato d'animo della protagonista, divenuta insonne in seguito alla morte del fidanzato, solo un cuscino le regalerà la tranquillità e la possibilità di rivedere il suo ragazzo, offrendosi a lui ben più disinibita di quanto fosse in realtà. Tracce di fantasmi pochissime, tensione scarsa, racconto però ben gestito nel presentare l'ossessione della ragazza che si nutre di rimorso e di nostalgia; semmai fanno più effetto, in quanto a forza dirompente , alcune scene di sesso quasi esplicito che rendono il film intero assolutamente inadatto al mercato cinese (sesso più fantasmi-non cinesi- è mix esplosivo per la censura...).
La seconda storia , diretta da Lawrence Lau, regista che spesso affronta tematiche adolescenziali, racconta di un gruppo di ragazzi che decide di approntare una festicciola nella vecchia scuola in disuso che frequentarono da ragazzini, disabitata tranne che per un vecchio custode. Pensare di giocare ad una sorta di guardia e ladri in cui a rincorrersi sono però fantasmi e umani non è una bella idea, perchè sveglia dal loro limbo i fantasmi di alunni e insegnanti che morirono durante la terribile epidemia di SARS che sconvolse l'estremo oriente: qualche ombra fugace, qualche viso impallidito dal cerone, anime che vagano alla ricerca di tranquillità non bastano a creare una tensione vera che viene invece alimentata al solito dai consueti trucchetti ben noti (luci tremolanti, scricchiolii funesti etc etc). Comunque il racconto è ben diretto ed esplora ancora il senso di colpa di chi è sopravvissuto.
Black Umbrella, dei tre , appare il più interessante, se non altro perchè più originale: uno strano personaggio gironzola con un ombrello in mano, su cui incide delle tacche per ogni gesto di "bontà" che mette in atto, sembra essere il suo unico obiettivo quello di essere generoso col prossimo, almeno fino a quando non incontra una prostituta che stravolgerà le poche certezze del racconto in un finale bel oltre i limiti dello splatter che è sicuramente la parte migliore di tutto il film; messaggio del racconto banale ma azzeccato tutto sommato: fare del bene non è cosa facile, perchè c'è sempre qualcuno che fa del male e che istiga i lati oscuri.
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