Giudizio: 7/10
Il Racconto intimo di una tragedia
Il film danese Sorrow and Joy del regista Nils Malmros possiede uno dei pregi più importanti per una opera cinematografica: è una storia autobiografica , per di più di altissima drammaticità, che disegna i contorni di un dramma personale vissuto trenta anni orsono dal regista stesso, ed è autobiografico fino in fondo, risultando in conclusione una vera cronaca di una tragedia personale.
Il giovane regista Johannes torna a casa da un impegno di lavoro e apprende che la moglie Signe ha ucciso la figlioletta di nemmeno un anno.
Il fulmine iniziale getta subito il film nel dramma più cupo, rimanendo fedele in questo a certo cinema d'autore tipicamente scandinavo e danese in particolare.
Nel corso del racconto che oscilla tra passato e presente, con frequenti flashback narrativi, conosciamo la storia della coppia che appare sin da subito identificarsi con la classica coppia sbilanciata: brillante intellettualmente lui, dominante che opprime , probabilmente senza neppure rendersene conto, fragile e con un passato di depressione lei che sente il peso dell'uomo e della sua personalità; situazioni simili, fisiologiche fin quando nella coppia si individua l'elemento leader, diventano ben presto border line dal punto di vista psichiatrico.
Signe soffre del lavoro del marito che lo porta a contatto con giovani donne verso le quali lei prova gelosia immotivata, e neppure la sua attività da maestra benvoluta da bambini e genitori riesce a far emergere i lati forti del suo carattere; viceversa Johannes sembra non rendersi a pieno conto del disagio montante della donna che la condurrà ad un altro ricovero in struttura psichiatrica, prologo all'esplosione apparentemente immotivata finale; in effetti l'atto della donna, tragico e inspiegabile è forse il tentativo ultimo di rompere un legame che la opprime, anche se vedremo nel finale, tutto sommato baciato dalla luce, che dopo tanti anni le cose sembrano aver riperso la giusta strada.
Al di là del racconto del folle gesto e delle sue conseguenze, Malmros si autoanalizza nel suo ruolo di regista e di uomo di cinema, momenti che appaiono tra i migliori del film , ricchi anche di una certa ironia (basti pensare al collega messo sotto accusa per avere scritto una sceneggiatura su di un film che racconta la vita sessuale di Cristo che si rivolge a lui per avere una perizia sul film che lo scagioni),racconta la sua scelta di perdonare ,di rimanere legato alla moglie e il caricarsi sulle spalle la responsabilità condivisa della tragedia: il cinema nel cinema insomma riesce ancora a dire qualcosa, e l'idea del regista di portare sullo schermo una storia così intima e così dolorosa sicuramente gli fa onore.
Da sottolineare come il film, seppur con diverse cose che non sembrano perfettamente riuscite, sa descrivere una atmosfera sì tragica e cupa senza però cadere mai nel manierismo in questo ben sostenuto dalla prova dei due attori principali, Jakob Cedergren, già visto in Submarino di Vinterberg, ed Helle Fagralid.
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