Sfiga generazionale
E' del giovane regista giapponese Daigo Matsui , al suo esordio, uno dei lavori più divertenti del FEFF: Afro Tanaka , un po' troppo semplicisticamente definito da più parti come commedia giovanalistica, è film che fa sorridere con intelligenza, grazie a uno stile pacato ma pungente, che non scivola mai nel ridanciano fine a se stesso e nella smargiassata e che racconta con occhio divertito e partecipe le peripezie di un giovanotto dalla capigliatura esageratamente afro e dei suoi amici in quella età che si usa definire post adolescenziale, in cui ancora permangono tratti di immaturità che vanno a scontrarsi con la realtà della vita quotidiana.
I cinque giovanotti sono amici sin dai tempi del liceo e Tanaka, che nella sua capigliatura trova una ragione per combattere la sua perenne inadeguatezza, grazie ad una persistente voci fuori campo che narra vicende e pensieri, è il cantore delle loro gesta, naturalmente quasi esclusivamente rivolte all' esplorazione e alla conquista dell'altro sesso.
Quando si rincontrano qualche anno dopo i tempi del liceo, in occasione delle nozze di uno dei quattro amici di Tanaka, quest'ultimo è l'unico, colmo della sfiga, a non avere trovato una ragazza, come si erano solennemente giurati alla fine del liceo.
Tanaka, nelle apparenze goffo e insicuro, ha scelto senza troppo entusiasmo la via lavorativa invece che lo studio, ma la sua ossessione di riuscire a trovare una ragazza non lo abbandona mai, nonostante, senza accorgersene, intorno a lui ronzano diverse fanciulle tutte più o meno interessate a lui, soprattutto sessualmente.
Quando crede di avere trovato la persona nel cui cuore riuscire a fare breccia, scopre con dispetto il lato oscuro e opportunista della donna, nonostante l'aiuto profuso dagli amici per portare a termine la missione.
L'inadeguatezza e l'insoddisfazione del giovane si estrinseca in maniera esplosiva nel finale , in cui prima si scontra coi suoi vecchi amici per poi trovare proprio nell'amicizia la ragione per superare le delusioni d'amore e la sua solitudine sentimentale.
Ed è così che la nuova frontiera della soluzione ai love troubles viene tracciata in maniera precisa: non è più tempo di lacrime e abbracci, addii e struggimenti; le delusioni d'amore si superano con l'approdo altrove.
Ben dipingendo una generazione, cui il regista di fatto appartiene avendo solo 28 anni, raccontando ansie e paure, ossessioni e disagi, il film si mantiene sempre sul filo della commedia brillante, regalando alcuni momenti decisamente divertenti ( la scena in cui Tanaka la sera di Natale, porta la ragazza che corteggia in casa dove i suoi amici si sono nascosti nell'armadio e vengono catastroficamente scoperti), in cui dialoghi fitti e ricchi di battute sostengono un ritmo piacevole; ma è capace anche di guardare con molta empatia generazionale ad un mondo, quello appunto dei ventenni o poco più, che sembra sempre più disperso nelle nebbie della moderna società, privo di appigli e ricco solo di insicurezze.
Tutti i personaggi principali sono ben caratterizzati e risultano efficaci nel contesto della storia; ovviamente la figura di Tanaka è quella che maggiormente buca lo schermo con quella capigliatura improbabile e il giovane attore Matsuda Shota offre una prova convincente che riscatta quella scialba in cui interpretava il "romantico" impomatato ossigenato del deludente Hard romanticker visto anch'esso al FEFF.
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