Volgarità e il Bmovie di Hong Kong
Premiere europea ad Udine per l'ultimo attesissimo lavoro di Pang HoCheung, sospinto dalla naturale pubblicità che è insita nel titolo e nelle tematiche che il film affronta, sotto la sarcastica lente di ingrandimento del regista.
Pang mette subito le carte in tavola: nei titoli di testa si avverte la platea che il film contiene volgarità a gogo e che quindi vengono concessi 10 secondi , regolarmente scanditi da un countdown, per abbandonare la sala qualora ci fossero bacchettoni o ipersensibili presenti alla visione.
Tutto ciò naturalmente non crea alcuno sconcerto in chi conosce il regista preparato ad ogni tipo di esperienza che il film promette.
Purtroppo però il film promette molto ma rimanda abbastanza poco, non aggiunge nulla alla filmografia del regista HKese, semmai lascia un po' di amaro in bocca e di delusione per la resa complessiva.
Attraverso il racconto di un produttore squattrinato di Bmovie HKese, Pang vuole ripercorrere a volo d'angelo la piccola storia del cinema autoctono, soprattutto quello fatto con pochi mezzi e con idee spesso balsane; ma ben lungi dall'essere un omaggio a certi ambienti cinematografici e al loro sottobosco, si riduce ad una serie di situazioni e gag, intrise di volgarità , quasi sempre a sfondo sessuale, che se è vero che inevitabilmente strappano il sorriso, rendono l'idea di come il film sia stato costruito in fretta e buttato giù come veniva, facendo affidamento solo sull'estro di qualche protagonista e sulla presa che certi argomenti, trattati con la giusta volgarità, hanno sul pubblico.
La carrellata si apre sul produttore che risponde a domande degli studenti universitari confezionando una ardita dissertazione sui peli pubici, prosegue con una cena finalizzata alla raccolta di denaro in cui il finanziatore dovrebbe essere un boss mafioso dal nome che dice tutto (Tirannosauro) e che è indissolubilmente legato alla passione per i porno, cena che si conclude, dopo avere banchettato con vagine di bue e altre prelibatezze simili, con un forzato accoppiamento, rigorosamente senza condom con due muli, cui il povero produttore deve sottostare; raggiunge il suo climax nella presenza della starlet universalmente riconosciuta abilissima nella fellatio condita di candy poppers; riesuma vecchie e leggendarie star del porno Hkese sul cui seno ancora si adagiano voluttuose le mani dei fans nostalgici; tutto condito da battute sparate alla velocità della luce , volgarità gratuite, citazioni più o meno azzeccate e continue situazioni ridanciane in cui il buon gusto non è certo di casa.
Insomma si capisce al volo che Pang ha girato il film quasi come veniva, curandosi poco dei particolari e ancor meno di dare una minima organicità alla trafila di situazioni che si susseguono, riuscendo nell'impresa di far apparire spesso la pellicola come una carrellata di gag comiche semicabarettistiche piuttosto che come un racconto.
Affermare che non si rida sarebbe falso, così come negare che alcuni momenti e certi personaggi non siano ben costruiti (si pensi alla cena col boss cinese interpretato da un bravo Ronald Cheng e spalleggiato da un altrettanto valido Suet Lam), però manca tutta quella sovrastruttura registica che Pang è capace di regalare nelle sue opere e che , quando ben dosata tra sarcasmo e cattiveria, sa offrire una narrazione ricca di umorismo nero che diverte.
Oltre ai citati Cheng e Lam, Chapman To nelle parti del produttorre squattrinato e una serie di comparsate d'autore, da Susan Shaw, leggenda del porno che interpreta se stessa, a Fiona Sit a Nora Miao, completano il cast che a volte appare più come una masnada di teatranti in cerca d'autore.
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