Giudizio: 6.5/10
Da Hong Kong a Pechino è sempre amore con risate
Era tra i titoli più attesi al FEFF questo lavoro di Pang HoCheung, ideale seguito di Love in a puff, commedia brillante che trovava spunto nelle nuove leggi antifumo da poco introdotte ad Hong Kong. Va subito detto che se temporalmente e nei personaggi Love in the buff è un sequel a tutti gli effetti, in pratica va considerato come un lavoro a sè stante che anche mancando la visione del precedente può essere apprezzato nella stessa misura.
La storia riprende dove Cherie e Jimmy l'avevano lasciata, con i due che vivono assieme ma che ben presto si separano in quanto lui viene trasferito a Pechino per lavoro.
Nonostante il tentativo di entrambi di costruirsi una nuova vita sentimentale, le loro strade tornano a incrociarsi nella capitale cinese dove anche Cherie viene trasferita dalla propria azienda.
La forza magnetica che attrae i due è irresistibile , e seppur tra alti e bassi, il destino che li vuole uniti deve compiersi.
Se l'impianto da commedia brillante sentimentale è lo stesso del film precedente, Pang decide di cambiare registro su molte cose: anzitutto i due personaggi perdono quel po' di anarchico che avevano per divenire molto più strutturati, col risultato di perdere forse un po' in spontaneità; quella vena sarcastica che si delineava fortemente , soprattutto riguardo al proibizionismo antifumo viene un po' meno, pur regalandoci momenti graffianti come l'inizio del film in cui si raccontano le vicende tragicomiche di una amica di Cherie; per venire incontro al gusto mainlander, Pang, trasferitosi tra l'altro egli stesso a Pechino, passa dal tessuto urbano HKese a quello pechinese lasciandosi alle spalle i fumosi vicoli dell'ex colonia; sceglie un divo tipicamente mainlander come Huang Xiaoming per affidargli un piccolo ma efficace ruolo di contorno ( "mi dicono che somiglio a quell'attore, ma non sono io" ) che fa da contraltare ad un altro piccolo ma divertentissimo ruolo affidato ad Ekin Cheng che interpreta se stesso; sottilmente gioca sulle incomprensioni linguistiche tra mandarino e cantonese e infine fa uso di una comicità molto più "classica" , meno cattiva , capace di raccogliere il gusto di una fetta più vasta di pubblico, venendo inevitabilmente meno a quello che è il suo caposaldo narrativo.
Ma nel complesso il film ha il suo valore, diverte con situazioni spesso esilaranti (quella dopo i titoli di coda è sicuramente la più azzeccata), sa stuzzicare il sentimento, regala la consueta raffica di dialoghi, battute, allusioni e giochi di parole.
Rimane l'impressione che Love in the buff sia lavoro meno sincero rispetto a Love in a puff (rivisto tra l'atro ad Udine prima di questo) e che Pang abbia dovuto in qualche modo dovuto fare i conti con il mercato, creando un prodotto di più facile presa; nonostante ciò il divertimento è assicurato, anche se la speranza vivida è quella di rivedere presto Pang sfoderare i suoi artigli mortiferi come fece nelle sue opere migliori.
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