giovedì 10 maggio 2012

The woman in the septic tank ( Marlon Rivera , 2011 )

Giudizio: 8/10
Come si costruisce un film per i festival

Era sparuta la rappresentanza cinematografica filippina al FEFF, ma questo film è risultato sicuramente uno dei più validi, capace come pochi di sapere coniugare commedia, musical, ironia, sarcasmo e divismo , regalando come risultato un divertimento intelligente e ben calibrato, nobilitato dalla presenza di una eccellente Eugene Domingo, carica della giusta dose di auotironia.
Il lavoro di Marlon Rivera è anzitutto una arguta critica, quando non vero e proprio sberleffo, di certo ambiente cinematografico, quello che vuole scavare nel sociale per confezionare lavori che vengono osannati nei festival cinematografici perchè suscitano sdegno come si conviene ai film "verità".

Così vediamo una coppia di giovani , regista e produttore, che progettano un film che parte da situazioni drammatiche così comuni nelle Filippine delle baraccopoli (la vendita dei ragazzini da parte dei genitori ai pedofili), per approdare alla burla bella buona con tanto di musical e di situazioni grottesche in cui, come detto, mette lo zampino in maniera efficace la star filippina che interpreta se stessa e la protagonista del film che i due cinematografari hanno intenzione di girare.
La ricerca spasmodica del realismo sottoproletario delle baraccopoli di Manila diviene l'ossessione dei due che si espongono in questo modo all'occhio carico di pungente sarcasmo da parte del regista, che dietro i toni da commedia brillante,ci va piuttosto pesante con la critica e lo sberleffo, costruendo però il film con garbo ed intelligenza sfruttando con equilibrio il metacinema che è insito nella storia.
E' soprattutto la capacità di guardare con occhio divertito a certo cinema e di passare tra generi diversi con grande disinvoltura , compreso il musical , in uno dei momenti più belli della pellicola, che fa di The woman in the septic tank un lavoro bello ed intelligente, divertente al punto giusto che offre nel memorabile finale , in una scena in cui la bravura di Eugene Domingo viene sublimata, una spiegazione al curioso titolo.
Alcune scene ambientate nelle baraccopoli sono degne del miglior Brillante Mendoza, salvo poi passare in un attimo al riso e al divertimento (come nella scena della macchina ridotta in brandelli lasciata imprudentemente all'entrata del barrio),quasi a volere sottolineare con ghigno malefico l'impronta ironica del lavoro.
Come detto la presenza della Domingo regala un tocco di bravura e di simpatia in più, soprattutto nel suo ruolo di consigliera navigata su quali sistemi adottare per accalappiare il pubblico ed il finale , cui si presta con estrema disponibilità e autoironia , porta la sua indelebile firma sul film.

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