Giudizio: 8/10
Vendetta atto terzo : l'incesto
C'è la banda pagliaccesca ad aspettarla fuori dal carcere dove ha vissuto per 13 anni dopo essere stata costretta ad accusarsi per un efferato delitto, c'è il tofu bianco che le viene offerto: "Vai a farti fottere" è la risposta di Geum-ja la dolce; e allora capiamo subito come andrà a finire.
E' lei l'eroina di questa storia di vendetta, stavolta al femminile (che più femminile non si può) di Park. Ed è una storia che ha come vizio d'origine quello di seguire lo stupefacente Old Boy: secondo la regola aurea filmica, anche stavolta confermata, il bis non c'è.
Il film è tecnicamente grandioso, perfetto, girato con una maestria che non lascia più alcun dubbio sulle capacità di questo straordinario cineasta: i giochi coi flasback, i volti dei protagonisti, l'uso dei colori a volte caravaggesco altre volte cubista, il montaggio che alterna momenti di azione ad altri di intimismo, ora onirico ora grottesco, il tutto legato in una maniera che riempie gli occhi e che incanta.
Ma la storia , stavolta, non penetra, non sferza come in Old Boys, troppo incestuoso il legame tra colpa-vendetta-espiazione (che pure nel precedente strisciava nel profondo) e poi il tutto visto nell'ottica femminea , forse troppo incline a risvegli di lirismo,molto spirituale, è vero, ma mancante di violenta forza d'impatto.
Park stavolta cerca anche la morale (la durezza della vendetta individuale rispetto a quella del gruppo, i vendicatori che lasciano il numero di conto per riavere i soldi dei riscatti e che alla fine quindi tanto candidi nell'anima non sono).
Sia chiaro, il film è bello nel suo complesso, eccelso per l'aspetto tecnico, ma forse c'è troppo "bianco" e qualcuno probabilmente continua a preferire la vendetta "amorale", fine a se stessa, che non sia via espiatrice alla salvezza, quella dolorosa che lascia squarci irreparabili.
E' lei l'eroina di questa storia di vendetta, stavolta al femminile (che più femminile non si può) di Park. Ed è una storia che ha come vizio d'origine quello di seguire lo stupefacente Old Boy: secondo la regola aurea filmica, anche stavolta confermata, il bis non c'è.
Il film è tecnicamente grandioso, perfetto, girato con una maestria che non lascia più alcun dubbio sulle capacità di questo straordinario cineasta: i giochi coi flasback, i volti dei protagonisti, l'uso dei colori a volte caravaggesco altre volte cubista, il montaggio che alterna momenti di azione ad altri di intimismo, ora onirico ora grottesco, il tutto legato in una maniera che riempie gli occhi e che incanta.
Ma la storia , stavolta, non penetra, non sferza come in Old Boys, troppo incestuoso il legame tra colpa-vendetta-espiazione (che pure nel precedente strisciava nel profondo) e poi il tutto visto nell'ottica femminea , forse troppo incline a risvegli di lirismo,molto spirituale, è vero, ma mancante di violenta forza d'impatto.
Park stavolta cerca anche la morale (la durezza della vendetta individuale rispetto a quella del gruppo, i vendicatori che lasciano il numero di conto per riavere i soldi dei riscatti e che alla fine quindi tanto candidi nell'anima non sono).
Sia chiaro, il film è bello nel suo complesso, eccelso per l'aspetto tecnico, ma forse c'è troppo "bianco" e qualcuno probabilmente continua a preferire la vendetta "amorale", fine a se stessa, che non sia via espiatrice alla salvezza, quella dolorosa che lascia squarci irreparabili.
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