martedì 30 giugno 2009

Exiled ( Johnnie To , 2006 )


Giudizio: 10/10
Capolavoro vero


Finalmente, seppur con 3 disgraziatissimi anni di ritardo, anche in Italia (ad agosto) esce quest' altro esempio fulgido dell'arte cinematografica di Johnnie To; è chiaro, difficile da distribuire, o per lo meno occorrerebbe un minimo di cuore intrepido, molto meglio buttarsi sui film vacanzieri e sulle sceneggiate americane fatte di finti supereroi.
Sì, perchè questo è un film da vedere assolutamente: per chi conosce To lo considererà senz'altro uno tra i capolavori; per chi non lo conosce è l'opera adatta per colmare, almeno in parte , questo difetto.
Le cose cambiano a Macao nel 1998, anno in cui l'ex colonia portoghese fa ritorno alla grande madre Cina, e cambiano soprattutto per coloro che si sono arricchiti più o meno onestamente; le bande rivali che controllano la colonia sono alla resa dei conti e su questo scenario vediamo piombare 5 personaggi, un tempo, sin da bambini, amici per la pelle, ma che poi le cose della vita li hanno portati su sponde opposte: due di loro sono killer mandati ad uccidere Wo ormai sposato con bimbo piccolo e riciclatosi ad altra vita , altri due sono coloro che invece devono difenderlo. Faranno irruzione nel film con una lunga scena iniziale spettacolare, splendida, dalla quale pian piano, solo con gli sguardi iniziamo a capire tutto, in mezzo alla strada su una piazzetta che sembra uscita da un paesaggio andaluso; ricordate "Sparrow"? beh siamo da quelle parti, scena finale sotto la pioggia, movimenti ritmati come un ballo.
I 5 decideranno di sovvertire i piani imposti loro e tornare ad essere come in passato tutti dalla stessa parte, uniti dalla lealtà e dal debito di riconoscenza che, si intuisce, ognuno ha per l'altro; per fare ciò dovranno contrapporsi in maniera frontale ai due temutissimi boss locali con le conseguenze che si possono immaginare.
Tutta la vicenda viene calata in uno spazio vuoto: per le strade non c'è nessuno, nei ristoranti neppure, negli alberghi idem, solo i nostri protagonisti ed un pittoresco spettatore che sarebbe parte in causa in quanto poliziotto, ma che di fatto, contando le ore che mancano alla pensione, è sempre attento a non mischiarsi in nulla ; questa scelta scenica di To la dice lunga: come spesso avviene , i suoi eroi sono soli ,chiusi , legati in maniera indissolubile al proprio ruolo; eppure ce li disegna in una maniera che ce li fa sentire vicini, fin quasi a toccarli. Ridono, scherzano, bevono, fumano, si insultano come farebbero adolescenti alla prese con situazioni che li fanno sentire più grandi e cresciuti,vivono senza un progetto, tutto demandato alla moneta lanciata in aria di fronte al bivio, ce li scannerizza tutti con una delicatezza e una forza penetrativa che colpisce.
Il Maestro di Hong Kong modella gli spazi temporali usando tutto ciò che si può muovere: tende che si agitano e svolazzano, porte che si scardinano e volano via, tutto turbina intorno agli eventi; le sue leggendarie sparatorie assumono, oltre al solito sottile substrato ironico, momenti di grande movimento, quasi una danza, nostante i piedi ben piantati in terra e le braccia tese.
Inutile dire che la messa in scena è unica, magnifica: tra spruzzi di sangue e momenti di vera amicizia, attimi di gioia e situazioni di alta drammaticità, scene in slow che non sanno mai di stantio ma che anzi si propongono come topos del film, con l'immancabile finale che sembra rimettere tutto a posto, se non altro negli sguardi dei morituri.
To si avvale in questo splendido film di alcuni dei sui attori prediletti, già visti in molti altri suoi lavori: tutti stupendi, tutti ben all'interno dei loro personaggi, senza eccessi e senza cadute.
Un inno all'amicizia e alla lealtà? Forse, per lo meno è quello che emerge subito; ma scavando nel film scopriamo il solito, leggendario sguardo , un po' beffardo di Johnnie To che sa cantare le passioni umane, le sue debolezze come pochissimi riescono a fare.

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