Giudizio: 8/10
Il solito , grande Johnnie To
Strano tipo il detective Bun: dapprima lo vediamo cercare di risolvere dei casi difficili affidandosi a tecniche quanto meno originali come farsi buttare giù per le scale chiuso in una valigia o simulare un combattimento a colpi di coltello con un maiale morto appeso, poi tagliarsi un pezzo di orecchio da offrire come regalo al suo vecchio capo che va in pensione, ed infine messo a riposo per sempre in quanto etichettato come "psicopatico".
Ma quando il giovane detective Ho, che con lui ha lavorato qualche anno prima per poco tempo, rimanendone affascinato, si trova di fronte ad un caso apparentemente irrisolvibile non trova di meglio da fare che affidarsi al vecchio mentore nel frattempo dedito ad una vita grama e da recluso in preda alle sue "pazzie" e con la presenza (o materializzazione?) di una moglie inquietante.
Quello che rende Bun unico (e quindi "pazzo") non sono solo i suoi pantaloni alla "zompafosso" (come si diceva una volta), è anche e soprattutto il saper guardare nell'animo delle persone fino ad individuarne tutte le personalità che le abitano.
Su questo personaggio, vera spina dorsale di tutto il film, To, in collaborazione con Wai Ka Fai, ricama una storia bella , divertente a tratti, sempre con quel filo di sottile ironia che alberga spesso nei suoi lavori e con dei momenti di pura arte cinematografica come l'incontro-scontro nel bagno del ristorante. Un intreccio di flebili e taglienti aspetti psicologici, non semplicissimi da seguire,conditi da un po' di metafisica e conglobati nella sua solita splendida Hong Kong, questa volta meno buia, meno lercia, ma sempre ventre molle delle disgrazie e delle bassezze umane , autentica protagonista neppure tanto occulta del film. A tutto ciò aggiungiamoci i momenti di azione e le immancabili pistole puntate alla testa e avremo un Johnnie To doc, forse un po' più propenso all'introspezione e al gioco raffinato della psiche, ma che nel finale, amarissimo e bellissimo nella selva di specchi, ci dimostra ancora una volta di essere un grandioso e adorabile Maestro.
Ma quando il giovane detective Ho, che con lui ha lavorato qualche anno prima per poco tempo, rimanendone affascinato, si trova di fronte ad un caso apparentemente irrisolvibile non trova di meglio da fare che affidarsi al vecchio mentore nel frattempo dedito ad una vita grama e da recluso in preda alle sue "pazzie" e con la presenza (o materializzazione?) di una moglie inquietante.
Quello che rende Bun unico (e quindi "pazzo") non sono solo i suoi pantaloni alla "zompafosso" (come si diceva una volta), è anche e soprattutto il saper guardare nell'animo delle persone fino ad individuarne tutte le personalità che le abitano.
Su questo personaggio, vera spina dorsale di tutto il film, To, in collaborazione con Wai Ka Fai, ricama una storia bella , divertente a tratti, sempre con quel filo di sottile ironia che alberga spesso nei suoi lavori e con dei momenti di pura arte cinematografica come l'incontro-scontro nel bagno del ristorante. Un intreccio di flebili e taglienti aspetti psicologici, non semplicissimi da seguire,conditi da un po' di metafisica e conglobati nella sua solita splendida Hong Kong, questa volta meno buia, meno lercia, ma sempre ventre molle delle disgrazie e delle bassezze umane , autentica protagonista neppure tanto occulta del film. A tutto ciò aggiungiamoci i momenti di azione e le immancabili pistole puntate alla testa e avremo un Johnnie To doc, forse un po' più propenso all'introspezione e al gioco raffinato della psiche, ma che nel finale, amarissimo e bellissimo nella selva di specchi, ci dimostra ancora una volta di essere un grandioso e adorabile Maestro.
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