Giudizio: 9.5/10
Vendetta sublime
Finisce il film, passano i titoli di coda, lo sguardo segue le montagne innevate, ma nella mente scatta furiosa l'idea: potrebbe essere Eschilo l'autore di questa tragedia; perchè di tragedia a canone classico si tratta. La colpa, la vendetta, l'incesto gettati sullo schermo con la violenza e la grandiosità che potrebbero essere proprie di un antico dio implacabile, spietato.
Il senso di libertà privata si insinua in tutto il film, il rincorrersi del senso di colpa e della vendetta si fanno strada con fragore e con cattiveria, tutto gioca a stabilire un pathos che non ti lascia neppure dopo avere visto l'ultimo istante della pellicola. Dove finisce la vendetta e inizia la colpa? Può diventare una l'altra anche dopo tanto , troppo tempo?
Park elabora in maniera sublime questo rincorrersi e narra una storia che è l'apoteosi dell'Uomo imprigionato non da catene ma dal suo anelito di vendetta, da mille angosciose domande, da infiniti dubbi che corrodono, fino allo squarcio di un pallido sole che illumina la verità; e lo fa con una maestria tecnica e con una sensibilità artistica che lasciano stupefatti, con la bocca incapace di articolare parole ma con i sensi sconvolti, feriti, laceri. Questo è Cinema che prende , che tocca tutti i punti sensibili, che squassa, che crea una marea montante di tensione alla faccia dei tanti thrilleristi da parrocchia che popolano il mondo della celluloide. Questo è il grande Cinema di un grande Maestro figlio di una cinematografia per troppo tempo tenuta nell'ombra.
Park gioca coi flashback , li interseca col presente, crea una delle scene più belle e struggenti del cinema moderno in un doppio binario narrativo nel momento topico del film all'interno della scuola; anche i cattivi di Park hanno un'anima e un cuore: ognuno ha qualcosa di cui liberarsi, come tutti noi, l'importante è farsi le domande giuste, perchè " domande sbagliate, portano a risposte sbagliate...."
Park elabora in maniera sublime questo rincorrersi e narra una storia che è l'apoteosi dell'Uomo imprigionato non da catene ma dal suo anelito di vendetta, da mille angosciose domande, da infiniti dubbi che corrodono, fino allo squarcio di un pallido sole che illumina la verità; e lo fa con una maestria tecnica e con una sensibilità artistica che lasciano stupefatti, con la bocca incapace di articolare parole ma con i sensi sconvolti, feriti, laceri. Questo è Cinema che prende , che tocca tutti i punti sensibili, che squassa, che crea una marea montante di tensione alla faccia dei tanti thrilleristi da parrocchia che popolano il mondo della celluloide. Questo è il grande Cinema di un grande Maestro figlio di una cinematografia per troppo tempo tenuta nell'ombra.
Park gioca coi flashback , li interseca col presente, crea una delle scene più belle e struggenti del cinema moderno in un doppio binario narrativo nel momento topico del film all'interno della scuola; anche i cattivi di Park hanno un'anima e un cuore: ognuno ha qualcosa di cui liberarsi, come tutti noi, l'importante è farsi le domande giuste, perchè " domande sbagliate, portano a risposte sbagliate...."
non sono d'accordo. ho appena finito di vederlo e sono rimasto molto deluso; nel corso del film mi sono perfino annoiato. a parziale discolpa del film va il fatto di averlo visto doppiato, cosa che già fa perdere molto e se in più la voce del "cattivo" è la solita voce del cattivo (roberto pedicini forse? quello che doppia anche kevin spacey in molti film) allora il doppiaggio diventa uno strazio.
RispondiEliminama a prescindere da questo ho trovato old boy un film furbo, che strizza troppo l'occhio a certi stilemi facili. la storia in sè è una caccia al tesoro, un indovina chi (o indovina perchè), una struttura che lascia emergere solo in minima parte il potenziale magico del cinema. l'uso della voce off è un sintomo di una narrazione zoppicante. la fotografia e la regia sono senz'altro di alto livello (ma per il cinema orientale è la norma), mentre il montaggio non mi è piaciuto affatto. la mia opinione è che si tratti di un film perfettamente realizzato, con una trama interessante, con un'ottima recitazione, ma nel quale il risultato finale è inferiore alla somma delle parti.
Non è il doppiaggio a diventare uno strazio: è il film intero, a maggior ragione se è asiatico; il problema è sempre lo stesso: ci siamo riempiti la bocca per decenni con la stupida e falsa frase "abbiamo i migliori doppiatori del mondo", quando invece non sono altro (nella maggior parte) che attori che reinterpretano il film, motivo per cui , se posso, il film lo vedo sempre in originale.
RispondiEliminaFilm furbo? Stilemi facili? Non mi sembra , anzi, è un film di grandissima cattiveria oltre che di grande impatto emotivo, la regia di Park poi è assolutamente sublime, per la voce fuoricampo, un classico nel cinema orientale, vale lo stesso discorso fatto per i doppiatori e , comunque semmai , va a rafforzare la narrazione e non a surrogarla.
PS : ti pregherei di postare in forma non anonima. Grazie
non riesco a loggarmi su wordpress ultimamente altrimenti non userei l'anonimato.
RispondiEliminainfatti questo è blogger e puoi evitare benissimo l'anonimato.
RispondiEliminanon capisco il perchè di questo tono, non mi sembra di essere stato polemico.
RispondiEliminanon conosco il cinema orientale tanto quanto te, ma di film con la voce over non ne ho visti molti (ricordo il bellissimo tasogare seibei di yamada, ma li era una voce che raccontava un flashback, mentre in oldboy la voce in fieri). sul tema della vendetta ad esempio ho preferito A bittersweet life, che con oldboy condivide una grande abilità registica e di messa in scena, ma anche (a mio modesto parere ripeto) una certa debolezza di fondo.
Sarà questione di gusti, ma è come se in old boy le parti interessanti siano state trattate in modo più sbrigativo di quelle teoricamente meno interessanti.
Non è questione di polemica, ma postare in forma anonima , oltre che non consentito in alcuni blog la trovo una forma di comunicazione sterile; ora siccome vedo che hai risolto il problema, ovviamente sei il benvenuto.
RispondiEliminaLa voce narrante è parte integrante della struttura narrativa di molti cinema orientali, non li sto ad elencare ma ti assicuro che son molti.
A mio avviso il pur ottimo A bittersweet life non affronta il tema della vendetta e della colpa in maniera così viscerale come fa Park qui, poi ovviamente, ognuno preferisce quello che lo ha colpito di più