Giudizio: 8.5/10
Vendetta atto primo
La vendetta insegue la vendetta, il carnefice diventa vittima sacrificale, la spirale si avviluppa su se stessa senza fine; tutto sembra già scritto: il sordomuto dai capelli verdi alienato dal lavoro che accudisce la sorella malata e bisognosa di trapianto di rene, motivo per cui si rivolge ai criminali trafficanti d'organi, senza con ciò poter salvare la ragazza e che impugna la mazza da baseball e parte a testa bassa alla ricerca dei malfattori; il suo datore di lavoro, cui il sordomuto rapisce la figlia allo scopo di poter pagare l'ospedale alla malata; i compari della fidanzata e complice del sordomuto appartenente ad un gruppo sovversivo. Tutti si inseguono , si cercano, si trovano si affrontano , si torturano, si ammazzano. Tutti personaggi perdenti, a modo loro, persi dietro a disagi, malattie , problemi coniugali, rivoluzioni utopiche che trovano nella vendetta l'unico, estremo motivo di esistenza, pietrificati nel dolore e nella certezza che altra via non esiste.
E la mano di Park dipinge , a tratti scolpisce, con perfezione e rigorosità la vicenda, senza cadere in sentimentalismi, senza venire mai meno al principio morale che lega tutta la storia: la vendetta è una gabbia angusta che soffoca, pesa come un macigno, paralizza, possiede senza tregua , ossessiona fino al punto di desiderare di possedere la vittima (il sordomuto, con un certo qual aspetto macabro e grottesco assieme, divora i reni dei trafficanti d'organi dopo essersi fatto giustizia). E' cinema duro questo,senza compromessi, cinema per chi sa soffrire e per chi vuole vedere nel fondo del baratro umano ; un cinema di sofferenza,di disagio,di viscere straziate e di cuore gonfio e il regista non ci nega nulla, non si lascia impietosire e non ci vuole rassicurare; lo fa con la solita magnificenza tecnica, con scene curatissime nei dettagli, con colori che penetrano gli occhi lacerandoli , con il risultato di regalarci un film bellissimo e potente che fa anche male , ma è quel male che a noi amanti del Grande Cinema esalta e delizia.
Basteranno mai le parole per spiegare quanto grande è questo genio coreano e quanto grandioso sia l'affresco che dipinge con la trilogia della vendetta? Non credo, almeno finchè i nostri organi lacerati nel profondo, alla fine dei suoi film, non riusciranno a parlare con voce propria.
E la mano di Park dipinge , a tratti scolpisce, con perfezione e rigorosità la vicenda, senza cadere in sentimentalismi, senza venire mai meno al principio morale che lega tutta la storia: la vendetta è una gabbia angusta che soffoca, pesa come un macigno, paralizza, possiede senza tregua , ossessiona fino al punto di desiderare di possedere la vittima (il sordomuto, con un certo qual aspetto macabro e grottesco assieme, divora i reni dei trafficanti d'organi dopo essersi fatto giustizia). E' cinema duro questo,senza compromessi, cinema per chi sa soffrire e per chi vuole vedere nel fondo del baratro umano ; un cinema di sofferenza,di disagio,di viscere straziate e di cuore gonfio e il regista non ci nega nulla, non si lascia impietosire e non ci vuole rassicurare; lo fa con la solita magnificenza tecnica, con scene curatissime nei dettagli, con colori che penetrano gli occhi lacerandoli , con il risultato di regalarci un film bellissimo e potente che fa anche male , ma è quel male che a noi amanti del Grande Cinema esalta e delizia.
Basteranno mai le parole per spiegare quanto grande è questo genio coreano e quanto grandioso sia l'affresco che dipinge con la trilogia della vendetta? Non credo, almeno finchè i nostri organi lacerati nel profondo, alla fine dei suoi film, non riusciranno a parlare con voce propria.
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