venerdì 4 settembre 2009

Joint Security Area ( Park Chan-wook , 2000 )


Giudizio: 9/10
La sottile linea di confine


La Joint Security Area altro non è che il confine a livello del 38° parallelo che divide le due Coree, costantemente presidiato dalle forze armate dove la vita scorre col dito perennemente sul grilletto, dove i soldati si fronteggiano a pochi metri uno dall'altro e dove un misterioso fatto di sangue rischia di scatenare una guerra: un duplice omicidio si consuma negli alloggi dei soldati del nord esito, sembrerebbe, di una solitaria incursione di un sergente del sud. La faccenda viene gestita in maniera neutrale da un ufficiale svedese e da una soldatessa svizzera di origini coreane: la verità come sempre è un caleidoscopio di menzogne più o meno studiate che conduce alla convinzione che per mantenere la pace meglio non sapere la verità.
Park questa volta va a fondo pesantemente e con decisione su un tema difficile e doloroso, molto sentito da tutti i coreani,costruisce una storia di amplissimo respiro ma fatta , al contempo, di storie personali; tratteggia le ostilità politiche e sociali come momenti di grande dolore e di dissesto interiore, contrappone la ragione di stato al sentire comune dei coreani che non riescono a capire come un fratello che parli la stessa lingua, abbia le stesse usanze, viva nello stessa penisola, debba essere considerato come un acerrimo nemico da abbattere: tutto ciò crea sgomento, rancore profondo , ostilità repressa verso una situazione frustrante.
Il film ci presenta i soldati al confine come delle vittime della politica, ed in questo effettivamente c'è un accenno di facile demagogia che viene facilmente sotterrata dal grande senso intimistico che la storia assume in quasi tutta la sua durata. C'è un lacerante senso di umanità e di pietas nel raccontare l'amicizia che va oltre anche le più invalicabili frontiere, pur se rappresentate solo da una striscia di cemento; la Joint security area è una zona franca per i sentimenti, una zona che mette a nudo verità nascoste, un limite che sta solo sulla carta e non nelle persone che ci vivono.
Avvalendosi di un ottimo cast , di un budget notevole e delle sue enormi capacità figurative Park crea un film potente, bello, molto duro , capace di ferire in modo profondo, costruito su piani narrativi che si intersecano , si fondono e si disgiungono e arrichito da momenti di altissimo Cinema: su tutte la scena dei soldati che si sputano al confine a dimostrare la labilità e la fallibilità di quella linea.
Il finale sarà drammatico, pessimista e stupendo insieme, impregnato di un senso di morte come unica via di uscita, immortalato in una istantanea che racconta tutto, basta leggerlo negli occhi dei protagonisti.

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