venerdì 18 settembre 2009

Tesis ( Alejandro Amenabar , 1996 )


Giudizio: 7/10
Video snuff e morbosità

Primo lungometraggio del talentuoso Alejandro Amenabar, insignito di una gran messe di premi e riconoscimenti e giunto in Italia con (ovvio) colpevole ritardo, questo film possiede una forza profetica e divinatoria assolutamente sorprendente racchiusa in guscio da thriller che però alla fine dei conti risulta essere semplicemente una sovrastruttura rispetto alla lettura sociologica e al messaggio di dura denuncia contenuto.
Angela è una giovane laureanda in Scienze delle Comunicazioni a Madrid che prepara la tesi che ha come argomento la violenza nel mondo audiovisivo. Capiamo subito sin dalla prima scena che il suo non è solo un interesse didattico e scientifico, ma c'è qualcosa di morboso e intimo che la attrae alla morte.
La sua decisione di chiedere al professore relatore della tesi del materiale audiovisivo utile per la sua ricerca, da l'avvio ad una serie di eventi drammatici e oscuri che la portano a contatto con l'ambiente dei film "snuff" che inevitabilmente la coinvolgerà in maniera pesante. Nei sotterranei della videoteca universitaria vengono conservati dei filmati amatoriali violenti che porteranno Angela alla scoperta di verità tragiche.
Come thriller il film non è granchè, nonostante i furbi tentativi del regista di mischiare in continuazione le carte, ma , come abbiamo detto, questo è solo un guscio che contiene la vera essenza del messaggio del film: la morbosità dello spettatore assetato di immagini che siano il più reali e violente possibile e il dovere etico di chi manipoli i mezzi audiovisivi di dare al pubblico ciò che vuole; e siccome suona tanto di denuncia violenta di un certo modo di intendere la cronaca, la tv e il cinema di chiara derivazione americana , possiamo ben dire che dopo svariati anni dalla produzione di questo film, tutto è immancabilmente avvenuto. L'immagine ridotta a pasto crudo per lo spettatore che ormai vuole vedere sempre di più. Emblematica e bellissima in tal senso la scena finale all'interno dell'ospedale che fotografa come una istantanea il livello di morbosità amorale in cui è giunta la Tv-verità. Da questo punto di vista il film è semplicemente fantastico e azzeccato, se lo vogliamo vedere come un thriller nudo e crudo invece, al di là della eccellente mano, nel complesso non eccelle, troppo scontato e con una tensione troppo altalenante.
Ma per una volta , e a maggior ragione per un regista che darà grandissima prova di sè in seguito, preferiamo rivolgere lo sguardo all'aspetto sociale e mediatico della storia che rimane il vero motore trainante di questa pellicola.

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