Giudizio: 5.5/10
Algidi sentimenti
La giovane donna vive nel suo grigiore fatto di tradimenti subiti, di panni da stirare e di quotidianità scialba; lui è carcerato per avere ucciso moglie e figlia e vive nel silenzio e tra le morbose attenzioni di un suo compagno di cella, tra un tentativo di suicidio e l'altro; lei sente la notizia in Tv dell'ennesimo tentativo di suicidio di lui e decide di incontrarlo.
Due mondi che si incontrano nell'angusta stanza del parlatoio, sotto l'occhio del secondino e della tv a circuito chiuso.
Gli incontri si susseguono dapprima fatti solo di sguardi, foto, canzoncine e poster che rivestono la stanza simulando lo scorrere delle stagioni; ma poi si passa ai baci soffiati, agli abbracci , alle lacrime e ,infine, all'avvilupparsi dei corpi, sapientemente interrotto dalla sirena di fine visita.
Poi qualcosa cambia: lui lì nella cella al buio, lei con marito (pentito) e figlioletta nel candore del prato innevato.
E' passato un anno dal non indimenticabile Time e Kim prosegue sulla falsariga iniziata dallo stupendo Ferro 3, ideando questa pellicola che conferma la sua ridottà carnalità filmica in ragione di una quasi ascetica visione dei sentimenti. Il film manca di qualcosa , indubbiamente: difetta di poca incisività di scarso coinvolgimento morale e corporeo da parte di chi guarda, non ha la prorompente forza penetrativa che ha reso la visione di talune sue opere autentiche esperienze sensoriali; le parole che mancano , come sempre, non sono urlate dagli occhi e dagli sguardi con la stessa potenza che abbiamo imparato a conoscere.
Kim scandaglia i sentimenti , li mette in mostra, ma con troppa pudicizia, forse, con meno fragore, sicuramente, e questo rende ragione di un film grandissimo nella sua perfezione stilistica, con un senso estetico da vero artista quale lui è , con dei momenti che sembrerebbero raggiungere per un attimo le vette più alte della sua poetica. Nel complesso però quello che pervade il film e che raggiunge chi osserva è un algore e una asetticità raffinata sì, ma che non riempie il cuore fino a farlo esplodere come accaduto con tante sue altre opere.
Due mondi che si incontrano nell'angusta stanza del parlatoio, sotto l'occhio del secondino e della tv a circuito chiuso.
Gli incontri si susseguono dapprima fatti solo di sguardi, foto, canzoncine e poster che rivestono la stanza simulando lo scorrere delle stagioni; ma poi si passa ai baci soffiati, agli abbracci , alle lacrime e ,infine, all'avvilupparsi dei corpi, sapientemente interrotto dalla sirena di fine visita.
Poi qualcosa cambia: lui lì nella cella al buio, lei con marito (pentito) e figlioletta nel candore del prato innevato.
E' passato un anno dal non indimenticabile Time e Kim prosegue sulla falsariga iniziata dallo stupendo Ferro 3, ideando questa pellicola che conferma la sua ridottà carnalità filmica in ragione di una quasi ascetica visione dei sentimenti. Il film manca di qualcosa , indubbiamente: difetta di poca incisività di scarso coinvolgimento morale e corporeo da parte di chi guarda, non ha la prorompente forza penetrativa che ha reso la visione di talune sue opere autentiche esperienze sensoriali; le parole che mancano , come sempre, non sono urlate dagli occhi e dagli sguardi con la stessa potenza che abbiamo imparato a conoscere.
Kim scandaglia i sentimenti , li mette in mostra, ma con troppa pudicizia, forse, con meno fragore, sicuramente, e questo rende ragione di un film grandissimo nella sua perfezione stilistica, con un senso estetico da vero artista quale lui è , con dei momenti che sembrerebbero raggiungere per un attimo le vette più alte della sua poetica. Nel complesso però quello che pervade il film e che raggiunge chi osserva è un algore e una asetticità raffinata sì, ma che non riempie il cuore fino a farlo esplodere come accaduto con tante sue altre opere.
mmm....ferro 3 mi ha lasciato perplesso, non sapevo che pensare: film furbo oppure no? ma questo è proprio una truffa. ci saranno 3 battute in tutto il film. io penso che piaccia molto in occidente perchè sembra "zen". siamo lontani dal K. delle origini.
RispondiEliminaIl fatto che ci siano 3 battute significa ben poco, nei film di Kim è una costante.
RispondiEliminaE' senz'altro un film notevolmete inferiore ai precedenti, l'inizio di una brutta china purtroppo, al contrario di Ferro 3 che a mio avviso è il suo film più bello.
è vero che la quantità di battute non dà la qualità (il silenzio sul mare di kitano). kim ha ormai rinunciato a imbastire un film. tu scrivi giustamente di asetticità raffinata. sono una serie di quadri, di immagini raffinatissime ma vuote.
RispondiEliminaInfatti, soprattutto questo è puro formalismo, quasi un esercizio di stile; quando il contenuto si fonde con la forma Kim sforna film bellissimi, ma quando le due cose vanno disgiunte rimane solo un freddo quadro colorato.
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