mercoledì 23 settembre 2009

May 18 ( Kim Ji-hon , 2007 )


Giudizio: 7.5/10
Un dramma pesante come un macigno

La bandiera sale sul pennone del palazzio del municipio,parte l'inno nazionale, i soldati da una parte sull'attenti , i dimostranti dall'altra mano sul petto, bandiere al vento e voce violenta ad urlare le parole dell'inno; sembra la fine della tragedia, ma invece è solo l'inzio: i mitra dell'esercito iniziano a sputare pallottole ed il massacro sarà inevitabile.
E' la bellissima scena madre del film, quella che con grande forza descrive l'atrocità di quegli eventi e che fa precipitare i protagonisti in un abisso senza fondo.
La pellicola narra gli episodi svoltisi nell'arco di 10 giorni a Gwangiju dal 18 maggio del 1980, quando la dittatura militare coreana soffocò nel sangue le proteste degli studenti universitari cui ben presto si unirono i cittadini.
Il regista evita con cura il taglio cronachistico, pur premettendo all'inizio che di storia e personaggi veri si tratta, gli eventi sono invece visti dalla parte della gente comune, di coloro che pagarono un prezzo altissimo.
Ancora una volta i microcosmi personali diventano la chiave di lettura di eventi epocali, quale fu quello di Gwangiju, uno dei più terribili di tutta la storia della Corea.
Vediamo quindi come le vite fatte di gesti quotidiani, di problemi, di affetti, di rimpianti vengano frantumate nell'arco di pochi giorni da una furia cieca e fratricida; assistiamo al dilemma atroce ed inevitabile in contesti come questo tra il privilegiare gli interessi supremi di un popolo a quelli personali: il proprio mondo messo in gioco in nome di un valore supremo.
Sappiamo quanto sia ossessivo il senso dell'onore e di una morte giusta per la cultura orientale e questa storia certamente si presta bene alla sua esaltazione morale; Kim Ji-hon è bravo nel non cadere in una enfasi esagerata, anche se nel film abbondano scene di altissima drammaticità, a volte tirate forse un po' troppo per le lunghe, ma assistendo al film si viene colti senz'altro dalla commozione nel vedere come un evento simile sia ancora un macigno abnorme che pesa nella coscienza e nella storia del paese.

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